mercoledì 31 ottobre 2012

Le traduzioni, ha detto qualcuno, se vogliono essere belle, debbono anche essere infedeli. Perché? Proprio perché è cattivo traduttore quello che, volendo restare fedelissimo al testo, adopera alla fine un italiano contorto e striminzito, che infastidisce il lettore. Una certa dose di libertà occorre, se si vuol rendere in bell'italiano un bello scritto straniero. Fedeltà allo spirito più che alla lettera.

- Luciano Bianciardi, Il traduttore, 1969

lunedì 29 ottobre 2012

Joss Whedon e l'Apocalisse Zombie di Romney


OMG all the awards to this man!!
“Sapete, come molti americani liberali ero entusiasta quando Barack Obama ha vinto le elezioni. Ma ora c’è un mondo molto differente e Mitt Romney è un candidato molto diverso. Uno la cui visione e determinazione si fa spazio tra gli affari e la politica e che finalmente porta il suo paese verso un’apocalisse zombie. Romney è pronto ad effettuare degli tagli su sanità, istruzione, servizi sociali, diritti riproduttivi, che garantiranno povertà, disoccupazione, sovrappopolazione, malattie, rivolte, tutti elementi cruciali nella creazione di un mondo popolato dagli zombie.”
Per Whedon, Romney si preoccupa solo delle aziende, tanto che, in fin dei conti, a cosa servirà pensare ai soldi quando ci saranno gli zombie?
“Sarà il suo impegno verso i privilegi alle aziende che farà precipitare in picchiata quest’economia verso una reale insolvenza e nel caos, un tipo di caos che non puoi mettere a posto con il denaro. I soldi per gli zombie sono solo pezzi di carta. L’un per cento [della popolazione] non sarà composta da super ricchi ma dai più veloci, chiunque riesca a lottare, correre, realizzare esplosivi con oggetti di case, fare parkour… Vorrete stare con loro.”
L’attacco vero, però, arriva nel finale:
“Non voglio far finta di prevedere il futuro. Nessuno sa se saranno gli zombie super veloci di ‘28 giorni dopo’ o della vecchia scuola, ma saranno intorno a noi, e mangeranno cervelli. Non importa se sei un semplice uomo d’affari che prova a tenersi aperte delle opportunità, una mamma single così preoccupata per il benessere dei suoi ragazzi che li vuoi abbracciare, sapendo che sarà ovviamente morsa da loro, o un ex militare che è stato fuori troppo tempo per non capire tutte le incredibili opportunità che sto dando fino ad ucciderci tutti, dovete chiedervi ‘Sono pronto per la purezza ed il coraggio della visione apocalittica di Romney? Lui lo è, non ha paura di confrontarsi con un’orda avida di subumani, perchè lui già vede così i poveri. Andiamo incontro al futuro, smettiamo di preoccuparci l’un l’altro, prima o poi gli zombie verranno per noi.”

venerdì 26 ottobre 2012

Elle Woods being BAMF
“Quasi mai qualcuno scrive qualcosa di positivo sugli introversi. Gli estroversi regnano. Ciò è piuttosto curioso, quando ci rendiamo conto che ben diciannove scrittori su venti fanno parte della prima categoria. Ci viene insegnato a vergognarci del fatto di non essere ‘aperti’. Ma il lavoro di uno scrittore si svolge, per sua natura, al 'chiuso'. Le grandi storie nascono dal terreno fertile di una mente solitaria."

-Ursula K. LeGuin



giovedì 25 ottobre 2012


Quando il ricco ruba al povero, si definisce business.
Quando il povero reagisce, si definisce violenza.

Una Estasiata Vagabonda

Sono cresciuta nei pressi della frontiera del Michiana, a nord del Midwest, circondata da boschi, frutteti e fattorie, e non lontano dai Grandi Laghi. Laggiù il mio alimento principale erano lampi e tuoni. La notte i campi di grano stridevano e vociavano. Lontano, a nord, i lupi raggiungevano le radure nel chiarore lunare, si impennavano e pregavano. Potevamo tutti senza paura abbeverarci alle stesse fonti.
(...)
Il fiume sempre chiamava affinché lo si visitasse quando calava la notte, i campi avevano bisogno che qualcuno li percorresse per esprimersi in un fruscio. I fuochi dovevano essere accesi nel bosco di notte, e le storie dovevano essere raccontate lontano dagli orecchi degli adulti. Ho avuto la fortuna di crescere nella Natura. Dai fulmini seppi della subitaneità della morte e dell'evanescenza della vita. Le figliate dei topolini mostravano che la morte era raddolcita da una nuova vita. Quando dissotterrai delle “perle indiane”, trilobiti sepolti nella terra, compresi che la presenza degli esseri umani risaliva a molto, molto tempo prima. Appresi la sacra arte dell'ornamento adornandomi il capo con delle danaidi, usando le lucciole come gioielli notturni e le rane verde-smeraldo come braccialetti. Una lupa uccise un suo cucciolo ferito a morte; insegnò la compassione dura, e lanecessità di permettere alla morte di andare al morente. I bruchi pelosi che cadevano dai rami e faticosamente risalivano strisciando insegnavano la determinazione. Il loro solletico, quando mi passeggiavano sul braccio, m'insegnò come la pelle può risvegliarsi e sentirsi viva.
(...)
Non ho mai dimenticato il canto di quei giorni oscuri, hambre del alma, di fame dell'anima. Ma neanche ho dimenticato il gioioso canto hondo, il canto profondo, le parole che tornano a noi quando facciamo opera di rivendicazione con l'anima.

-Clarissa Pinkola Estes (Donne Che Corrono Con i Lupi)

mercoledì 24 ottobre 2012



Some people like to stay out late
Some folks can't hold out that long
But nobody wants to go home now.
There's too much goin' on.

This night is gonna last forever.
Last all, last all summer long.
Some time before the sun comes up
The radio is gonna play that song.
There's gonna be a heartache tonight,
A heartache tonight, I know.
There,s gonna be a heartache tonight,
A heartache tonight, I know.
Lord I know.

There's gonna be a heartache tonight,
The moon's shinin' bright
So turn out the light, and we'll get it right.
There's gonna be a heartache tonight, a
Heartache tonight I know.

lunedì 22 ottobre 2012

Addio a Russel Means


Ricoverato dallo scorso mese di agosto per un cancro inoperabile alla gola, l’attore – stando all’Associated press – aveva scelto di superare la medicina convenzionale a favore dei rimedi tradizionali indiani. “Non ho intenzione di discutere con il Grande Mistero,” ha detto prima di “andare”. ” La convinzione Lakota è che la morte sia un cambiamento di mondi. E credo a ciò che mio padre credeva. Quando è il mio tempo di andare, è il mio momento di andare”.

Means autore del libro autobiografico Where White Men Fear to Tread è da tempo uno dei nativi americani più celebri. Fu protagonista della rivolta dell’American Indian Movement a Wounded Knee, nel 1973, quando il gruppo prese le armi per occupare la città del Sud Dakota. L’AIM, ispirato al movimento afro-americano per i diritti civili, nacque alla fine del 1960 per convogliare l’attenzione nazionale sulle condizioni dei nativi. L’organizzazione attrasse molti sostenitori a Hollywood, in particolare ebbe il sostegno di Marlon Brando, anche lui d’origine indiana. Rimase nella storia il rifiuto di Brando di ritirare l’Oscar del 1972 per il ruolo nel Padrino. Un’azione di protesta che l’attore intraprese proprio dopo essersi consultato con Means. La carriera di quest’ultimo come attore fu tardiva: nel 1992 il ruolo da protagonista ne L’ultimo dei Mohicani al fianco di Daniel Day-Lewis; lo ritroviamo nel ‘94 in Natural Born Killers e nel film animato della Disney Pocahontas (1995), dove diede la voce al capo Powhatan.


WELCOME TO THE AMERICAN RESERVATION

La sua storia, la sua vita e la forza con cui da sempre si è occupato della sua gente parlano da sole, e resteranno sempre nella Storia, a noi non resta che ringraziarlo e inviare le nostre condoglianze alla sua famigliaGrazie Russell.

Verrà il Giorno

Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà acquisire quei diritti che non gli sono mai stati negati se non dalla mano della tirannia. I francesi hanno già scoperto che il colore nero della pelle non è un motivo per cui un essere umano debba essere abbandonato senza riparazione ai capricci di un torturatore. Si potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle, o la terminazione dell'osso sacro sono motivi egualmente insufficienti per abbandonare un essere sensibile allo stesso fato. Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà di ragionare o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali, e più comunicativi, di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è "Possono ragionare?", né "Possono parlare?", ma "Possono soffrire?".

-Jeremy Bentham - filosofo

Sarah, Obaid e la loro adorabile piccola Nusaybah sono una famiglia di origini pakistane che sa come funzionano l'odio e i pregiudizi: vengono insegnati, pertanto vanno disimparati.
Stop agli stereotipi. Stop all'odio razziale e religioso.

Il Tempo delle Nebbie

E venne il tempo delle Nebbie,  di rami che si chiudevano innanzi a volti di pietra, di fitta foschia che andava a celare la Terra dei Meli. Il sonno cadde, silenzioso, maestoso e pesante sulle menti luminose che per secoli guidarono le terre del Nord ove dimorava lo spirito del Drago.

Gli arcolai smisero di girare, i fusi caddero dalle dita di chi sapeva tessere le trame del destino. La polvere ricoprì le giare, i vasi, le spade e gli scudi. Le falci non tagliarono più il grano, i meli carichi rimasero ricchi del loro parto. L’erba crebbe e ciò che Fu immensa Beltà, divenne Rovina.

Edere verdi e profumate intrecciarono i capelli dei dormienti, i cigni quieti vegliarono le acque e le quercie maestose vegliano i secoli. Cadde dunque nella silenziosa oscurità dell’oblio, l’Era della Magia, dei Druidi, delle Sacerdotesse. I Re restituirono alle acque le Spade estratte dalla Pietra. E attesero le corone dal Cielo e non più dalla Terra. Se l'Antico Codice si perse con i suoi cavalieri, l'Acciaio continuò a gridare guerra dopo guerra e i popoli, dimenticarono la Madre e i suoi insegnamenti.


E l’Isola dei Dormienti rimase celata dalle Nebbie. Avalon Antica Armonia e Sacro Frutteto, divenne nulla più che una leggenda. E molte delle cose che non avrebbero dovuto essere dimenticate, andarono perdute.

Ma l’Isola dormiva e aspettava… E uno dopo l’altro i dormienti si ridestarono. Il Cervo riprese le corse nella Foresta, il bel Cigno dalle piume argentate tornò a solcare le verdi acque del Lago, il Lupo e il Cinghiale lasciarono la tana buia e i Cani guairono nelle deserte sale dell'Annw...

Avalon si ridesta, chiama le sue Figlie, i suoi Cavalieri, i suoi Saggi. La Barca è pronta a trasportare nuovamente le Anime Luminose, oltre il Mare dell'Estate. La Madre attende chi non ha dimenticato e chi è pronto a Ricordare. Avalon è Meta e Cammino.

Viandanti ridestate i cuori e danzate gioiosi intorno ai fuochi, reimparate le Antiche Melodie e date inizio al vostro Viaggio.

Il Tempo delle Nebbie è terminato.

-Argante


He said other than a dreamer
I ain't nothing but a drifter
You could do a lot better
Then he leaned over and he kissed her
He said you got another year of college
And a good momma and a daddy
And me, I got $93 and this old '82 Chevy

So let me go
You don't need me baby
Stop holding on the way you are
Don't you know I'm no good for you
and it'll only break your heart
If you don't
Let me go

She said, nice try
But you can't hide behind those shades there on your face
Ya see I don't think you're all that tough
I just think you're scared of love
And I think I won't take up that much space

venerdì 19 ottobre 2012

Come Diventare Veri


"Che cosa vuol dire VERO?", gli chiese un giorno il Coniglietto mentre erano sdraiati l'uno accanto all'altro vicino al caminetto, prima che Nana arrivasse a riordinare la stanza. "Significa avere dei meccanismi che ti ronzano dentro e una chiavetta per caricarti?"

"Il tuo essere Vero non dipende da come sei fatto", rispose il Cavallino di cuoio. "E' qualcosa che ti succede. Quando un bambino ti vuole bene per molto, molto tempo e tu se per lui non solo qualcosa con cui giocare, ma qualcuno a cui volere VERAMENTE bene, allora diventi Vero."

"Fa male?", chiese il Coniglietto.

"Avolte", rispose il Cavallino di cuoio, poichè diceva sempre la verità. "Ma quando sei Vero non t'importa di provare dolore".

"Succede all'inprovviso, come quando ti caricano, o poco alla volta?", domandò ancora.

"Non succede di colpo", disse il Cavallino di cuoio. "Ci vuole molto tempo per diventare Veri, per questo non capita spesso a quelli che si rompono facilmente o hanno degli spigoli taglienti o vanno maneggiati con cura. Di solito, prima di diventare Vero, avrai perso quasi tutto il pelo a furia di carezze, ti si saranno staccati gli occhi, le giunture non ti funzioneranno più e sarai bello malconcio. Ma di questo non ti importerà niente, perchè quando sei Vero non puoi essere brutto, se non per quelli che non capiscono".

-
Il Coniglietto di Velluto di Margery Williams, 1922

Ritorno a Cold Mountain

I’m not smiling in it. I don’t know how to do that… hold a smile.

Le Cose più importanti Sono le più Difficili da Dire

Sono quelle di cui ci si vergogna, poichè le parole le immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finchè erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il vostro cuore segreto. Come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portare via e potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perchè vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Quando il segreto rimane chiuso dentro non è per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.

Stephen King, “Stagioni diverse”

Non educate le vostre figlie a non uscire nella notte.


Piuttosto,
educate in modo migliore i vostri figli.

Fa Differenza

Un uomo anziano camminava lungo la spiaggia, quando all'improvviso, si imbattè in un bambino che stava lanciando qualcosa tra le onde che si infrangevano sulla battigia. Fattosi più vicino, l'uomo vide che il piccolo stava ributtando nell'oceano, le stelle marine che si erano arenate sulla sabbia.

“Che cosa stai facendo, figliolo?”, domandò.

“Se le stelle marine saranno ancora sulla spiaggia quando sorgerà il sole, moriranno”, rispose il bambino.

“Ma è ridicolo. Ci sono migliaia di miglia di spiaggia e millioni di stelle marine. Non importa quante ne riuscirai a ributtare nell'oceano; non farà differenza.”

“Fa differenza per questa qui,” disse il bambino mentre ne lanciava un'altra tra la spuma. “E fa differenza per questa qui...”


Tutti siamo stati feriti almeno una volta, da parole che ci sono state rivolte.
Perciò prima di parlare, pensa all'effetto che le tue parole potrebbero avere sugli altri. 

Una settimana dopo la fuga di Fred e George,

Harry vide la professoressa McGranitt passare accanto a Pix che trafficava intorno a un lampadario di cristallo, e poteva giurare di averla sentita sussurrare al Poltergeist: « Si svita dall'altra parte.»

- Harry Potter e l'Ordine della Fenice

 Ecco perchè i libri sono infinite volte meglio dei film!


Il miglior fantasy è scritto nella lingua dei sogni.

È vivo, come sono vivi i sogni, più reale della realtà – per un momento, almeno…quel lungo magico momento prima di aprire gli occhi e alzarci.

Il fantasy è argentato e scarlatto, indaco e azzurro, ossidiana con venature dorate e lapislazzulo. La realtà è di linoleum e plastica, fatta di marroni fango e verde oliva. Il fantasy ha il sapore di peperoncini e miele, cannella e chiodi di garofano e vino dolce come l’estate. La realtà sa di cenere alla fine. La realtà è fatta di gelidi centri commerciali a Burbank, di camini a Cleveland, un parcheggio a Newark. Il fantasy è le torri di Minas Tirith, le antiche pietre di Gormenghast, le sale di Camelot. Il fantasy vola sulle ali di Icaro, la realtà sulla Southwest Airlines. Perché i sogni diventano tanto più piccoli quando finalmente diventano veri?

Leggiamo il fantasy per ritrovare i colori, credo. Per assaggiare forti spezie e ascoltare il canto delle sirene. C’è qualcosa di antico e vero nel fantsy che parla a qualcosa di profondo dentro di noi, al bambino che sognava quel giorno in cui avrebbe cacciato di notte per le foreste, e avrebbe festeggiato in colline cave, e trovato un amore che sarebbe durato per sempre in qualche luogo a sud di Oz e a nord di Shangri-La.

Possono tenersi il loro paradiso. Quando morirò, voglio andare nella terra di Mezzo.

-George R. R. Martin

giovedì 18 ottobre 2012

Tutti siamo geni.
Ma se giudichi un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi su un albero, penserà per tutta la vita di essere uno stupido.

 -Albert Einstein

Il Discorso di V

Buona sera, Londra.

Prima di tutto vi chiedo di scusarmi per questa interruzione. Come molti di voi io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. Ne godo come chiunque altro. Ma nello spirito della commemorazione, affinché gli eventi importanti del passato, generalmente associati alla morte di qualcuno o al termine di una lotta atroce e cruenta vengano celebrati con una bella festa, ho pensato che avremmo potuto dare risalto a questo 5 novembre, un giorno ahimè sprofondato nell'oblio, sottraendo un po' di tempo alla vita quotidiana, per sederci e fare due chiacchiere.

Alcuni vorranno togliere la sicura, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati. Perché? Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all'affermazione della verità. E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese.

Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c'era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere a ciò. Com'è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole, non c'è che da guardarsi allo specchio.

Io so perché l'avete fatto. So che avevate paura. E chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie. C'era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi, ed il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all'attuale Alto Cancelliere, Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso, obbediente consenso. Ieri sera ho cercato di porre fine a questo silenzio. Ieri sera io ho distrutto il vecchio Bailey, per ricordare a questo paese quello che ha dimenticato. Più di quattrocento anni fa, un grande cittadino ha voluto imprimere per sempre nella nostra memoria il 5 novembre. La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l'equità, la giustizia, la libertà sono più che parole: sono prospettive.

Quindi, se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti, vi consiglio di lasciar passare inosservato il 5 Novembre.

Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io, e se siete alla ricerca come lo sono io, vi chiedo di mettervi al mio fianco, ad un anno da questa notte, fuori alle porte del Parlamento, e insieme offriremo loro un 5 Novembre che non verrà mai più dimenticato.

-V
 
Al giorno d'oggi, viviamo in un ambiente tossicamente obesogenico afflitto da montagne di cibo spazzatura a prezzi estremamente economici – mentre allo stesso tempo la società attribuisce grande valore alla magrezza e all'autocontrollo necessario per ottenerla.

Ogni giorno siamo bombardati da immagini di "corpi perfetti" che semplicemente non rispecchiano la realtà di una società così variegata, come quella in cui viviamo. Questi modelli irrealistici impongono standard irraggiungibili per la maggior parte della popolazione femminile, danneggiando l'autostima e provocando una sempre più larga diffusione di seri disturbi alimentari.

Dobbiamo mettere in discussione questa cultura conformistica e allargare la nostra definizione di bellezza perchè vada ad includere tutte le età, le forme, le taglie e le etnie. Ognuna di noi vuole apparire al suo meglio, ma la salute fisica non è sempre legata all'aspetto esteriore. Infatti, un corpo in salute può presentarsi come vistosamente florido e viceversa, un corpo malato può rientrare nei canoni della taglia standard. Cambiare la nostra immagine, significa cambiare il modo in cui pensiamo al nostro corpo, imparando prima di tutto ad amarci e a rispettarci.

La bellezza non ha una taglia | Be Body Positive


Al pannello (repubblicano) la scorsa settimana, si è tenuto un dibattito sul riscaldamento globale. Una persona non ci credeva. Altre due non credevano all'evoluzione.

La cosa buona della scienza, è che è vera, sia che tu ci creda oppure no.

La Dama del Giglio di Astolat

La barca ricolma di Gigli giunge alla corte del Re.
È una meraviglia a vedersi veleggiare leggiadra sul fiume, recando con sé il corpo senza vita di una damigella bella oltre ogni dire.
Di bianco vestita, adagiata tra i fiori, reca nelle sue mani una lettera destinata alla corte intera.
E tale lettera giunge sino a noi sulle pagine del mito.

A tutti i cavalieri della tavola rotonda, salute! Io, Passarosa, damigella di Escalot, vi rendo noto che morii d’amore e, se domandate perché, vi dirò che fu per il più valente, ma anche per il più crudele cavaliere del mondo, ch’ha nome Lancillotto del lago, che vanamente pregai con pianti e singhiozzi ch’avesse di me mercè.”*
 

Questa è la fine della storia della Damigella di Astolat (altrimenti chiamata Escalot o Shalott), che nelle versioni più arcaiche del mito ha nome Passarosa, e che ritroveremo nominata Elaine nella versione medievale di Sir. Thomas Malory e nel suo componimento “Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri”.
Qui, la bianca fanciulla di Astolat, porta con sé un’altra versione della lettera d’accusa, questa volta diretta a Lancillotto stesso e non a tutta la corte regale:

Nobilissimo cavaliere ser Lancillotto, nell’amore la morte ci pone ora a contrasto. Il mio nome era bella damigella di Astolat, e perché vi amavo avanzo la mia querela innanzi a tutte le dame. Vi prego di esaudire almeno il mio ultimo desiderio pregando per me, dandomi sepoltura ed offrendo elemosine perché siano celebrate delle messe per la salvezza della mia anima.
Dio mi è testimone che sono morta vergine e pura. Lancillotto, cavaliere senza pari, pregate per me!
”**

Elaine, la giovane fanciulla che ha ispirato la fervida mente di numerosi pittori preraffelliti e la penna di lord Alfred Tennyson, ci viene descritta come la fanciulla in fiore della Britannia, la fanciulla giglio e la vergine della luna.
Ella incontra Lancillotto poiché egli verrà ospitato ad Astolat, nella casa di suo padre, mentre è diretto a Winchester, dove Re Artù ha indetto un torneo.
Appena scorge Lancillotto cade preda d’amore per lui, e gli offre come pegno da indossare sull’armatura una manica rosso vermiglio tempestata di perle.
L’eroe accetta, poiché ha intenzione di presentarsi al torneo sotto mentite spoglie per combattere contro i cavalieri della fazione di Artù, ed è convinto che così non sarà mai riconosciuto, lui che mai ha portato pegno di damigella.
Durante i giochi, tuttavia, Lancillotto rimane ferito ed è grazie alle cure della dolce e volitiva Elaine, che lo raggiunge nella casa dell’eremita dove viene portato in seguito al torneo, che guarisce e torna in forza.
Elaine è quindi una sorta di guaritrice che conosce le proprietà delle erbe.
Malory ci dice infatti che è lei stessa a cogliere le erbe con le quali preparerà bagni curativi a Lancillotto.
Elaine, sempre rinchiusa nel suo castello a filare e sognare, è dotta ed istruita.

Elaine sa ciò che vuole, ed è disposta a tutto pur di ottenerlo.
Quando Lancillotto rifiuta di sposarla lei gli chiede la grazia di essere almeno sua amante.
Quando anche questo viene rifiutato decide di morire e da tale decisione non tornerà più indietro.
Elaine inizia ad agire quando, innamoratasi di Lancillotto, prende coscienza di sé.
E lo fa anche a proprio discapito.
È la ribellione, l’anima della vergine cacciatrice che viene alla luce.

I simboli a lei legati sono il giglio, il telaio ed il barcone funerario.
Il Giglio è simbolo di purezza, rappresenta la Dea nel suo aspetto virginale, ma allo stesso tempo è anche il simbolo della yoni, della fertilità.
I gigli la accompagnano anche dopo la morte, per sottolineare il suo stato divino.
Il telaio rappresenta il suo compito. Narrare, tramite gli arazzi, le storie della propria gente, trasmettendone il ricordo e quindi conservandolo.
Il barcone invece è un'usanza funeraria celtica. Si usava deporre i corpi al loro interno e lasciarli alle correnti. In questo modo si restituiva il corpo alla Grande Madre, l'acqua che è il grembo, che accoglie preparando alla rinascita.
L'acqua è un tramite tra i mondi.

Elaine è sempre costantemente divisa.
Tra il suo castello ed il mondo esterno. Tra l’amore e la morte, la sensualità e la spiritualità.
Opposti uniti in lei, la fragile e coraggiosa fanciulla giglio di Astolat.

Ed oltre la pallida estensione del fiume
come un’audace veggente in estasi,
che contempli tutta la propria malasorte;
con un espressione vitrea,
guardò verso Camelot.
E sul finire del giorno
Mollò gli ormeggi e si distese:
l’ampio fiume la portò assai lontano,
la Signora di Shalott.


Lord Alfred Tennyson, The Lady of Shalott



Fonti

Storia di re Artù e dei suoi cavalieri, Sir Thomas Malory. Mondadori, Milano, 1996
I romanzi della tavola rotonda, Jacques Boulenger. Mondolibri, Milano
Simboli e riti delle donne celtiche, Sara Perini. Psiche 2, Torino, 2005


ValerieLeFay

martedì 16 ottobre 2012

Ma... e la Verdura Allora?

E' sempre incredibile quando ascolto una domanda sulla sofferenza delle piante, perchè entrando in una classe dove nessuno comprende la sofferenza di una mucca, la sofferenza di un maiale e la sofferenza di una gallina; d'improvviso mi ritrovo persone che vogliono essere gentili con le carote! Come cazzo è successo?
 
-Gary Yourofsky

L'indifferenza è il Peso Morto della Storia

Odio gli indifferenti.

Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.

L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

-Antonio Gramsci
Non si è mai troppo troppo cresciuti per un film della Disney

lunedì 15 ottobre 2012

Perchè Amare Ray Bradbury

“A tre anni ho imparato a leggere i fumetti e a cinque ho iniziato a leggere favole, come la Bella e la bestia. Alla stessa età ho guardato il mio primo film, il Gobbo di Notre Dame. A 6 vidi ne vidi un altro, di dinosauri, che influenzò tutta la mia vita. Da allora iniziai a leggere libri sui dinosauri, argomento che influenzò tutta la mia vita, fino al film su Moby Dick (di cui fu regista nel 1956 ndr)”.

“A 7 anni andai in biblioteca per la prima volta. Durante un viaggio in automobile ci fermammo in un motel. Appena sceso dalla macchina andai nella libreria più vicina. Aprii la porta, guardai e vidi tutte quelle persone che mi stavano aspettando. Centinaia di autori che scrissero quei libri. Iniziai allora a leggere il Mago di Oz e Tarzan”.

Nelle biblioteche ci sono persone, non libri. È molto più personale. Guardi un libro di Charles Dickens e tu sei Charles Dickens. E quando hai in mano uno specchio vedi te stesso ma il tuo nome è Charles Dickens. Quando apri il libro la persona che l’ha scritto salta fuori e diventa te. Lui è te. Guardi uno specchio, diventi Shakespeare, Dickinson o Robert Frost. Ecco cos’è una libreria. Trovi tutti quegli autori che possono guidarti nell’oscurità, e ti dicono: “Ecco li c’è la luce”. Vai in libreria e scopri te stesso”.

La mia più grande influenza proviene da John Steinbeck. Lessi “Grapes of wrath” a 19 anni. Quando scrissi le “Cronache marziane” avevo bisogno di una struttura. Non avevo ancora capito che con Grapes avevo già imparato come fosse una struttura di romanzo. Cronache marziane ha la stessa struttura di Grapes of wrath”. 

“A 12 anni guardai Marte e dissi “Marte, portami a casa” e da allora non sono mai tornato. Finita la scuola superiore non potevo andare al college. Dissi: “Voglio andare in libreria. Guadagnavo 10 dollari vendendo i giornali all’angolo della strada. La sera scrivevo storie. A 19 anni profusi il mio amore nei libri e grazie a Dio è andata bene. Sulla mia strada ho trovato anche altre persone che mi incoraggiarono ad andare avanti”.

Avevo 12 anni, quando un giorno notai che sul mio polso erano spuntati dei peli. Dissi: “Mio Dio, sono vivo. Qualcuno avrebbe dovuto dirmelo che sono vivo”. Un mese dopo una maschera del carnevale, l’uomo della sedia elettrica, mi vide dal palco, mi puntò il dito sul naso e mi disse “Live forever! Live forever!” (Vivi per sempre! Vivi per sempre!).

Tornai a casa chiedendomi: “Come posso vivere per sempre?”. Non sapevo perché mi disse così, ma capii che a suo modo quell’uomo mi fece un regalo. (Infatti mi mostrò tutte le stranezze da circo che poi ho raccontato ne “L’Uomo illustrato”).

Quando tornai a casa sapevo che la mia vita era cambiata e scrissi la mia prima storia. Da quel giorno per 65 anni non ho mai smesso di scrivere. In pochi giorni avevo scoperto che ero vivo e che per di più potevo vivere per sempre”.

Una bella libreria odora di polvere. Polvere del tempo, polvere egizia. Di tutte le parti del mondo. Di tutte le belle donne e i guerrieri coraggiosi del tempo. Dovremmo imparare dalla Storia. A 15 anni vidi i roghi dei libri di Hitler nelle strade di Berlino. Mi terrificò. Mi toccava da vicino. Tutti quei saggi, i filosofi, la poesia. Intanto in Russia avveniva dietro le quinte. Non se ne sapeva niente. Bruciavano gli autori invece dei libri. Imparai che in questo modo non si può essere parte della civiltà e della democrazia. I leader sono spaventati dai libri perché insegnano cose che loro non hanno voluto raccontare. Se leggi sai come votare, se non leggi non sai come decidere. Noi siamo una democrazia di lettori e dovremmo andare avanti così”.




“Pubblicai la prima edizione di Farenheit su Galaxy, una rivista di fantascienza nel febbraio 1951. Si intitolava “Il pompiere”. Scrissi 25 mila parole e mi dissero:”Puoi scriverne altre 25mila? E dovresti cambiare il titolo. Diventerà un romanzo”. Per decidere il titolo ero curioso a quale temperatura un libro potesse prendere fuoco. Chiamai la stazione dei pompieri di L.A. Un pompiere mi rispose: “Aspetti”. Poi tornò e disse: “Signore, un libro si infiamma a 451 gradi Farhenheit”.

“Quando andai a Los Angeles non avevo soldi. Vagavo per strada. Udii battere a macchina in una stanza, uno scantinato. Entrai e dissi “Mio dio, questo è il mio ufficio”. Si poteva scrivere per 20 centesimi all’ora: spesi nove dollari e 90 centesimi e scrissi il romanzo”.

“Ma le 25mila parole non sapevo come scriverle. Fu Montag a venire da me: “Sei sicuro di sapere tutto di me?”, mi chiese. Così iniziò a raccontarmi la sua vita privata e a spiegarmi perché bruciasse i libri. Clarissa, la ragazza di 16 anni era innamorata dei libri. I personaggi li ascolto”.

“Il libro fu ben accolto, i critici famosi mi scrissero lettere e fui accettato nella comunità intellettuale. Quando avevo 30 anni, Isherwood lesse Cronache marziane. Mi disse che era uno straordinario libro e avrebbe scritto una recensione per il giorno dopo. Fu la mia prima grande recensione. Poi incontrai Huxley, il mio eroe. “Sai cosa sei? Sei un poeta, sei un poeta”, mi disse. Il mio editore mi diceva che ero un romanziere. Ma io ero innamorato di Shakespeare e Dickinson. “Sei un poeta perché sei innamorato”.

Clarissa sono io. Io sono ancora il giovane innamorato della vita e lei è l’essenza della vita e dell’amore. Lei è un educatrice, una bibliotecaria, una maestra ispiratrice per Montag”.

“I libri sono intelligenti, brillanti e saggi. Il più importante per me è Favola di Natale di Dickens, che parla di vita e morte. Halloween tree  è la mia versione. Ho qui un libro di Scott Fitzgerald, ne ho sette copie. Ogni volta che vado a Parigi l’attraverso dall’alba al tramonto leggendo un capitolo. Alla fine li ho letti tutti e sette così. Fermandomi in un ristorante, un’esperienza totale, per innamorarmi ancora”.

Il mio amore fu una bella ragazza. La conobbi in una libreria. I libri la circondavano. Vivevo a Venice senza macchina e telefono. Lei era ricca ma venne a vivere con me. Se trovi una persona che ama la vita e libri come te acchiappala e sposala”.

I miei lavori sono poetici perché hanno il dono della vita, sin da quel giorno. Quando i lettori toccano i miei libri, sono vivi. Non fidarti di chi ti dice di non fare quello che vuoi. Ama quello che fai e fà ciò che ami. Come un bambino devi immaginare cosa vuoi. L’immaginazione è al centro della tua vita. Amo la vita completamente. Stai alla cima di una scogliera, salta e apri le ali al vento. Siamo figli e figlie del tempo. Io ringrazio l’universo per avermi permesso di essere venuto alla vita qui sulla terra”.
LO STUPRO ESITE DA PRIMA DELL'INVENZIONE DELLE MINIGONNE
 
Sto dicendo che donne e ragazze non dovrebbero essere ritenute responsabili del loro comportamento?
.
Niente affatto.
Se una donna beve fino all'eccesso, poi inciampa e cade per strada, perde il portafoglio e finisce per vomitarsi addosso, non può che dare la colpa a se stessa. Ma lo stupro non è una conseguenza dell'essere ubriache o dell'aver scelto di indossare una minigonna.
E' la conseguenza di un uomo che decide di stuprare.

Smettiamola. Di colpevolizzare. Le vittime.
 .
Emily Maguire, Princesses & Pornstars: Sex, Power, Identity.

Ai Conservatori che si Oppongono all'Aborto

"‎Non credo che, soltanto perchè vi opponete all'aborto, questo vi renda pro-vita. Infatti, penso che in molti casi, la vostra moralità presenti gravi deficit, se tutto ciò che desiderate è un bambino venuto al mondo e non un bambino ben nutrito, che ha la possibilità di accedere ad un'istruzione e ad avere un tetto sopra la testa. Per quale motivo dovrei pensarlo? Semplice, perchè non volete che i soldi delle tasse finiscano lì. Questo non è essere pro-vita. E' essere pro-nascita. Dobbiamo tenere una conversazione molto più approfondita sulla moralità del vostro movimento per la vita."

-Sorella Joan Chittister, Suora Cattolica
Coesione

Se Niente Importa

«Non eravamo ricchi, ma non ci mancava niente. Il giovedì si cuoceva il pane e la challà e i panini, e bastavano per tutta la settimana. Il venerdì si facevano le frittelle. Lo shabbat mangiavamo sempre pollo e pasta in brodo. Andavamo dal macellaio a chiedere un po' di grasso in più. I pezzi più grassi erano i pezzi migliori. Non era come adesso. Non avevamo il frigorifero, ma avevamo latte e formaggio. Non avevamo tutte le verdure, ma ne avevamo abbastanza. Le cose che hai qui e che dai per scontate... Ma eravamo felici. Non conoscevamo di meglio. E anche noi davamo per scontato quello che avevamo.
.
Poi cambiò tutto. Durante la guerra ci fu l'inferno in terra e io non avevo niente. Avevo lasciato la mia famiglia, sai. Scappavo sempre, giorno e notte, perché i tedeschi mi stavano alle calcagna. Se ti fermavi eri morto. Il cibo non bastava mai. Mi ammalavo sempre di più a forza di non mangiare. Non solo ero pelle e ossa. Avevo piaghe in tutto il corpo. Facevo fatica a muovermi. Non era un granché mangiare dai bidoni della spazzatura. Mangiavo quello che gli altri non erano disposti a mangiare. Se ti adattavi, potevi sopravvivere. Io prendevo tutto quello che riuscivo a trovare. Mangiavo cose che non ti direi mai.
.
Anche nei periodi peggiori c'erano persone buone. Uno mi insegnò come legare il fondo dei pantaloni per imbottirmi le gambe con le patate che riuscivo a rubare. Camminavo per chilometri e chilometri in quel modo, perché non sapevi mai quando avresti avuto di nuovo fortuna. Uno mi diede un po' di riso, una volta, e io camminai due giorni per andare a un mercato e lo barattai con del sapone, e poi andai a un altro mercato e barattai il sapone con dei fagioli. Dovevi avere fortuna e intuizione.
.
Il peggio arrivò verso la fine. Moltissime persone morirono proprio alla fine, e io non sapevo se avrei resistito un altro giorno. Un contadino, un russo, Dio lo benedica, vide in che stato ero, entrò in casa e ne uscì con un pezzo di carne per me.»

«Ti salvò la vita.»

«Non lo mangiai.»

«Non lo mangiasti?»

«Era maiale. Non ero disposta a mangiare maiale.»

«Perché?»

«Che vuol dire perché?»

«Come? Perché non era kosher?»

«Certo.»

«Ma neppure per salvarti la vita?»

«Se niente importa, non c'è niente da salvare.»

-Jonathan Safran Foer (Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?)
Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti.


domenica 14 ottobre 2012


Una donna porta fiori in offerta ad una femmina adulta di elefante, che giace in un campo erboso vicino al villaggio di Panbari, in India. L'elefantessa era stata uccisa da un treno in corsa mentre attraversava i binari assieme al suo branco.

Due Lupi in Lotta

C'èra un anziano Apache stava insegnando la vita ai suoi nipotini.

Egli disse loro:

-Dentro di me infuria una lotta, è una lotta terribile fra due lupi. Un lupo rappresenta la paura, la rabbia, l’invidia, il dolore, il rimorso, l’avidità, l’arroganza, l’autocommiserazione, il senso di colpa, il rancore, il senso d’inferiorità, il mentire, la vanagloria, la rivalità, il senso di superiorità e l’egoismo. L’altro lupo rappresenta la gioia, la pace, l’amore, la speranza, il condividere, la serenità, l’umiltà, la gentilezza, l’amicizia, la compassione, la generosità, la sincerità e la fiducia. La stessa lotta si sta svolgendo dentro di voi e anche dentro ogni altra persona.-

I nipoti rifletterono su queste parole per un po’ e poi uno di essi chiese:

-Quale dei due vincerà?-

L’anziano rispose semplicemente:

-Quello che nutri.-

-Proverbio Apache

La Metafora di "Labyrinth"

Il tema della ricerca è frequentemente utilizzato nel genere fantasy, sia letterario che cinematografico, con risultati alterni. Non è infatti semplice sviluppare in modo interessante e profondo un viaggio, spesso finalizzato alla ricerca di un particolare oggetto dai poteri speciali, che coincida con il percorso iniziatico del protagonista.

Uno dei modelli del cammino alla scoperta del Sè è quello che accosta il mondo “reale” (inteso come quotidiano) a uno “fantastico” (inteso non come “irreale”, in quanto la realtà può essere soggettiva, ma piuttosto alternativo a essa). In campo letterario, gli esempî più conosciuti di questo modello sono indubbiamente Il Mago di Oz di L. Baum e Alice nel paese delle meraviglie di L. Carroll: in entrambi la protagonista attraversa una serie di riti di passaggio, scoprendo sè stessa e alcune verità del cammino esistenziale tramite il mondo fantastico nel quale viene temporaneamente a trovarsi. È dunque evidente la similitudine fra questi classici della letteratura fantastica e la trama di Labyrinth, a essi chiaramente ispirato, che sviluppa e arricchisce temi analoghi.

Lo scopo di Sarah, ragazza in bilico fra infanzia e adolescenza, è quello di attraversare il Labirinto per ritrovare il fratellino rapito da Jareth, Re dei Goblin; un’ardua impresa, dato che il Labirinto è un regno in continua trasformazione, colmo di sorprese, e la coraggiosa ragazza dovrà superare non poche prove. Raggiungere il centro del Labirinto significherà anche conquistare una nuova consapevolezza di sè stessa. Il labirinto è un simbolo universale, particolarmente complesso e dai molteplici significati, che ben si presta a questa interpretazione: “il simbolismo del labirinto è variamente interpretato come il ritorno al Centro, il conseguimento della comprensione dopo prove di crescente difficoltà, il viaggio della vita attraverso le difficoltà e le illusioni del mondo”.

Il complicato percorso del Labirinto, dove “non tutto è come sembra”, è difatti in perenne mutamento, proprio come la vita. All’inizio (nell’infanzia) il cammino è apparentemente diretto, semplice e privo di curve, anche se in realtà pieno di passaggi e aperture visibili soltanto a uno stadio successivo: per scoprirne i segreti è necessario crescere, con occhi (e mente) aperti, evitando di dare alcunché per scontato. Il viaggio di Sarah è dunque all’insegna dell’apprendimento, per essere in grado di vedere.

Il percorso della crescita e della conoscenza non è ovviamente indenne da profondi mutamenti interiori. Davanti a ogni ostacolo Sarah grida sempre “non è giusto!”, ma capirà che talvolta giusto e sbagliato possono essere punti di vista. Imparerà a fare delle scelte e pagarne le conseguenze (cercando di risolvere il quesito delle porte che conducono alla segreta), oppure a perdere una cosa per ottenerne un’altra (cedendo i gioielli a Hoggle in cambio del suo aiuto). Scoprirà l’importanza e il potere delle parole e la capacità di non farsi influenzare dal volere degli altri.


Molte delle creature che Sarah incontra sono rappresentazioni metaforiche di modelli comportamentali: i Fireys, le eccentriche creature capaci di staccarsi gli arti a piacere, sono coloro che prendono la vita alla leggera, spassandosela senza accettarne i lati serî e impegnativi, a volte gravi, e illudendosi così di evitarli; Hoggle è uno di quelli che ingannano gli altri e se stessi, finendo per conformarsi e perdere il coraggio individuale; le Porte sono coloro che vogliono far credere una cosa per un’altra. Jareth, fatuo e fondamentalmente ambiguo, domina grazie all’uso di menzogne e raggiri, conservando la sua posizione solo con la forza di altri inganni e illusioni.

Talvolta dalle illusioni ci si lascia irretire: l’incontro con la vecchia curva sotto il peso degli oggetti accumulati nel passato, la quale tenta di fare della ragazza una sua simile, porta Sarah a rigettare tutto ciò che fino a poco prima aveva amato (giocattoli, ricordi, sogni…). Ella arriva a pensare che crescere significhi rompere ogni legame con il proprio passato, ma scoprirà che si diventa vittime del rimpianto solo perdendosi in esso, senza guardare contemporaneamente avanti e indietro. “A volte la strada dell’’andata è la strada del ritorno”: una rivelazione fondamentale, offerta in modo un po’ confuso dal saggio con l’uccello copricapo. Eppure non sempre le verità della vita vengono rivelate con chiarezza da persone apparentemente affidabili: è un motivo classico, “l’incontro con personaggî simbolicamente detti pazzi, le cui assurdità apparenti celano, aldilà delle ristrettezze empiriche della razionalità, un’autentica saggezza”.

Jareth, nel suo ruolo di antagonista, non usa la coercizione ma la tentazione. Egli dunque seduce Sarah, le offre ciò che desidera e obbedisce ai suoi comandi, cercando contemporanemente di raggiungere il proprio scopo: farla sua diventando parte di lei. Soltanto così potrà possederla. L’offerta del Re dei Goblin è volutamente ambigua: “Dovrai solo fare ciò che ti chiedo e sarò il tuo schiavo”.

Quello che il Re dei Goblin le sta offrendo è la possibilità di realizzare ogni suo desiderio e di restare a vivere per sempre in quel mondo fantastico. La possibilità di rimanere per sempre bambina, di rinunciare alle sue responsabilità, di lasciare che altri assumano il controllo. Sarah però, è ormai cresciuta. Non può tornare indietro. Ha imparato l'importanza di esercitare controllo sulla propria vita. E' giunta finalmente alla conclusione, che tutto può essere ingiusto, ma tutto può anche essere cambiato a seconda del modo in cui si altera la propria percezione delle cose e di come si decide di reagire di conseguenza.

Sarah sconfigge Jareth ricordando (e comprendendo) la frase che fino ad allora non era mai riuscita a memorizzare: “Tu non hai alcun potere su di me”.

Sarah si era sempre lamentata di quanto la vita fosse ingiusta, ma in effetti non aveva mai fatto alcuno sforzo per cambiare la sua situazione. L'idea di poter cambiare le cose da sè, non l'aveva mai sfiorata. Quando allora si ritrova a dover salvare il fratellino, è costretta per la prima volta ad agire. A diventare responsabile. La sua situazione non sarebbe mai migliorata, se lei non si fosse messa in gioco in prima persona. When Sarah begins to look at things in a new attitude she begins to make progress both in her quest and in the development of herself. Una volta compreso che può assumere un ruolo attivo negli eventi da cui è stata travolta, la sua percezione di ciò che la circonda cambia. Ha potere su ciò che accade a Toby, ha potere su come decide di rispondere alle sfide lanciatele dal Re dei Goblin. Sarah ha controllo sulla propria vita. È questo il messaggio del film, semplice ma potente.

Dopotutto, Labyrinth è una fiaba moderna e “le favole insegnano che le difficoltà della vita esistono, non possiamo negarle, e vince solo chi le affronta e non le fugge. Esse ci suggeriscono che molto spesso queste difficoltà provengono da noi stessi, dalle nostre idee preconcette e dal non saperne riconoscere il limite”.

Tornare indietro per andar avanti, dunque, accettando la presenza (negli angoli dello specchio e di se stessi) dei vecchi amici (fantasia, sogni, speranze) pronti a “tornare nel momento del bisogno”. Spesso, al momento di compiere una scelta, Sarah guarda in uno specchio: quando evoca inizialmente i folletti, quando rigetta il proprio passato, quando si risveglia dalla confusione emotiva e distrugge la sala da ballo e, infine, quando raggiunge la comprensione al termine del viaggio, in camera sua.

Guardare nello specchio (in sè stessi) è in certi momenti l’unico modo per trovare le risposte. E quindi attraversare lo specchio e proseguire alla scoperta del fantastico mondo alternativo, verso altre rivelazioni.

sabato 13 ottobre 2012


"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo con il fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda. E' raro vincere, in questi casi, ma qualche volta si vince."

 -Harper Lee (Il Buio Oltre La Siepe)

Battute Sessiste

Una delle tecniche peggiori per fermare qualcuno dal fare battute sessiste, è quella di dirgli che le sue battute non sono divertenti.

Il geniale individuo, giungerà alla conclusione che non avete il senso dell'umorismo e che deve semplicemente riservare il meglio del suo repertorio per un pubblico più adatto. Se davvero volete che qualcuno la smetta, dovete dirgli, “Non l'ho capita” e lasciarlo fare mentre si sforza di trovare un modo per non dire, “E' divertente perchè le donne sono stupide".

Non E' Tratto Da Un Libro, Ma Dovrebbe Esserlo

E la conclusione è che:

A) Le persone non sono mai perfette, ma l'amore può esserlo.

B) Questo è l'unico modo in cui tutto ciò che è ignobile e mediocre, può essere trasformato.

C) Siamo noi che nel farlo, lo rendiamo tale. Sprechiamo tempo alla ricerca della persona perfetta, quando invece potremmo creare l'amore perfetto.

 -Tom Robbins

Discorso di Pericle agli Ateniesi, 461 a.C.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.


QUI IN ITALIA NON FACCIAMO COSI'.

giovedì 11 ottobre 2012

Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi.
Ciò che conta è da che parte scegliamo di agire.
 E'questo quello che siamo.
-Sirius Black

Morgana, la Signora della Mela

"Verità fu che Morgana, la sorella di re Artù, era molto esperta di incantesimi e di sortilegi e più di tutte le donne; e per il grande impegno che ci mise lasciò e abbandonò la comunità della gente e soggiornava giorno e notte in foreste profonde e presso le fonti, cosicchè molte persone, che erano molte nel paese, non dicevano che era una donna, ma la chiamavano Morgana la dea."
The Vulgate Cycle

Nella moltitudine di sembianze che assume, Morgana è la Dama del Lago che più rispecchia la festività di Samhain, il magico istante in cui ciò che è definito perde le sue forme, ciò che è apparenza si nasconde per mostrare una realtà diversa e gli opposti si incontrano e si rivelano per ciò che sono realmente: due parti complementari di un unico volto.

Nella letteratura arturiana, la sua figura conserva maggiormente, rispetto a quella delle altre Dame, il potere e l’indipendenza delle antiche Donne, coloro che portavano in sé la Conoscenza del mondo oltre le nebbie e che aiutavano gli uomini a compiere il loro Destino; e nonostante sia ricordata soprattutto nelle vesti di sorellastra di Artù, la sua origine pare essere molto più antica.

La prima opera in cui ella compare è il poemetto Vita Merlini di Geoffrey of Monmout, composto nel 1148 d.C. In queste pagine Morgana è descritta come la maggiore di Nove splendide sorelle che governano ad Avalon, una magica e misteriosa Isola in cui ogni frutto della terra nasce e cresce senza bisogno di cure, in cui giardini e frutteti sono fonti di perenne incantamento e nella quale si giunge per riposare e guarire, dopo aver abbandonato il mondo manifesto.
Morgana, la cui bellezza è pari soltanto a quella delle Fate dell’Altromondo, eccede in ogni Sapienza, e di tutte le Arti è Maestra. Sua è la conoscenza di ogni cura e di ogni veleno, delle erbe medicamentose e degli incantesimi che aiutano le Anime a purificarsi e a rigenerarsi, e non le è oscura nemmeno la capacità di mutare le proprie sembianze, grazie alla quale può alzarsi in volo e solcare le acque come un uccello, raggiungendo qualsiasi luogo in un solo istante.
In questo antico componimento, è lei che accoglie Artù morente sulla sua barca e lo conduce ad Avalon, dove sarà guarito dalle sue ferite. Tuttavia qui non vi sono particolari legami di parentela tra lei e il Re di Britannia. Egli vive nel mondo storico, in cui governa e compie le sue innumerevoli imprese, mentre Morgana vive sulla sua Isola, lontano dalla realtà comune, e rimane una figura autonoma, completa, intatta.
Questo particolare suggerisce che ella non sia solamente un personaggio delle saghe arturiane, ovvero la sorella, amata o odiata, di Artù, ma che originariamente fosse un’entità divina indipendente, una Dea antica e potente, parte integrante della mitologia celtica.

Questa ipotesi potrebbe essere confermata da alcune opere, in cui Morgana viene chiamata proprio “Dea” (Cfr. Sir Gawain e il Cavaliere Verde; The Vulgate Cycle) o “eterna Ninfa” (Cfr. Diu Crone), appellativi che mettono in luce la sua intima appartenenza alle dimensioni fatate, identificate con la magica Avalon, la Ynis Afallach, ovvero l’Isola del Meleto o Isola delle Mele; la dimora di Morgana, il suo Centro magico.
Simbolo stesso di Avalon, la Mela è in grado di curare o avvelenare, di guarire o uccidere. Essa è infatti nota per le sue buone proprietà curative, ma è meno conosciuta per la tossicità dei suoi semi, che se consumati in grande quantità (una tazza piena) possono intossicare gravemente e portare alla morte.
Come la Mela, anche Morgana possiede la capacità di portare la Vita così come la Morte. Ella è Guaritrice e Strega, tiene in una mano la luminosa Cura e nell’altra il Veleno. E come la Mela, che è il frutto della Dea della Terra e ne racchiude i tre colori sacri, ovvero il bianco, il rosso e il nero, così anche Morgana è una delle Sue personificazioni, uno dei volti della Sovranità.

Ella rappresenta la Sfidatrice, Colei che mette alla prova i Cavalieri per forgiarli e per misurarne le abilità.
Tra le sue Arti figura anche la preparazione di un magico e misterioso unguento in grado di guarire malati e feriti (Cfr. Erec e Enide e Ivano di Chrétien de Troyes) e la capacità di trasformarsi in tutto ciò che ella desideri, anche se le forme che predilige sono quelle di una Vecchia, per lanciare le sue mortali sfide e i suoi Giochi Perigliosi (Cfr. Sir Gawain e il cavaliere Verde), e di un Corvo (Cfr. Didot Perceval), probabilmente il suo animale totemico che la rappresenta sotto tutti gli aspetti.
Questa duplicità luminosa/oscura e il potere magico che ne scaturisce, se nel mondo antico erano considerati sacri e naturali, con l’affermarsi delle religioni patriarcali e dell’epoca medioevale iniziarono a diventare ambigui e malvisti; allo stesso modo Morgana, che ne era portatrice, iniziò lentamente a perdere la sua luminosità ed i tratti divini originari e venne trasformata, da Fata saggia e meravigliosa che era, a fattucchiera e meschina incantatrice.


Fu La Morte D’Arthur di Sir Thomas Malory a segnare il suo destino.
In quest’opera, infatti, Morgana è designata come una creatura abbietta e malvagia che trama costantemente per nuocere al suo fratellastro Artù e per ostacolarne la vita, mettendolo spesso in pericolo e sfidandolo con l’abilità delle sue arti magiche.
Secondo alcuni studiosi questa trasformazione potrebbe essersi verificata perchè la figura di Morgana, così legata alla sfera divina e pregna di potere femminile indipendente e autonomo, non poteva in alcun modo rientrare in racconti di puro stile medievale, in cui la donna doveva essere in ogni caso dimessa e sempre legata ad un uomo, a meno di non renderla in qualche modo biasimabile, smorzandone le doti e le buone e sagge qualità per enfatizzarne il lato oscuro. In questa luce Morgana rimase una donna indipendente, ma divenne allo stesso tempo una figura ambigua e apparentemente cattiva, conoscitrice di pericolosi sortilegi e detentrice di conoscenze diaboliche.

Solo recentemente questa Dama è stata ripresa nel romanzo Le Nebbie di Avalon, di Marion Zimmer Bradley, il quale, nonostante non rientri nella classica letteratura arturiana medioevale, è comunque molto importante. Esso ripropone una Morgana dallo spirito dolce e luminoso, seguace e potente sacerdotessa dell’antica Dea Madre, che nonostante viva ad Avalon, viaggia anche nel mondo degli uomini e partecipa alla vita della corte di Artù e dei suoi Cavalieri. In questo testo ella riacquista parte del suo antico potere, ma ciò che traspare maggiormente è la sua umanità, i suoi puri e umani sentimenti, le gioie e le difficoltà di chi vive nella realtà comune, seppur conservi in sé la l’Amore per Avalon. Morgana, infatti, è centrata in Avalon.
La sua mente è rivolta ad Avalon, il suo cuore è pregno di Avalon e la sua Anima riflette le magiche opalescenze dell’Isola Sacra, la sua brezza, il canto delle belle fronde dei meli, il profumo dei frutti maturi…
Morgana rispecchia Avalon, ma la sua presenza si estende nel mondo manifesto, nel quale ella diventa sorella di Artù e sua Sfidatrice, amante e acerrima nemica. Muovendosi tra Avalon e il mondo terreno, ella porta Avalon nel mondo ed intreccia i due reami, racchiudendoli entrambi nella sua duplice Essenza.

L’etimologia del suo nome è molto discussa. Alcuni studiosi lo fanno risalire a “Muir (o Mor) gena”, ovvero “nata dal mare”, o “figlia del mare”, mentre altri ritengono sia generato da “Mor rigan”, che significa “Grande Regina”, e che la stessa Morgana sia una delle rappresentazioni della Triplice Dea guerriera Morrigan, con la quale condivide alcuni simboli.
La prima ipotesi collegherebbe la Dama al mare, come Dea e Figlia delle acque e della bianca spuma. Esistono alcune leggende bretoni, a questo proposito, che raccontano di quanto Morgana amasse errare solitaria lungo i laghi, i fiumi e le terrose spiagge lambite dalle onde. Ella era padrona di un misterioso castello, nascosto in fondo al mare, e il suo nome sopravvisse a lungo in Bretagna, dove gli spiriti marini vengono tuttora chiamati “morgan”.
L’analogia di Morgana con Morrigan, invece, spiegherebbe i suoi simboli, ovvero il Corvo e il Guado, oltre al suo ruolo di Sfidatrice dei guerrieri; tutte caratteristiche che la stessa Dea celtica possiede.
Le sfide ed i giochi istituiti da Morgana, come quello del Taglio della Testa del Sir Gawain e il Cavaliere Verde, sono tutti estremamente pericolosi. Molti sono i trabocchetti e gli inganni che ella concepisce e mette in atto, ma solo i migliori Cavalieri riescono a vincere e a proseguire nel loro Cammino verso la loro realizzazione, conquistando il favore e il premio della Dama. Coloro che, invece, non superano le prove sono destinati a soccombere, incontrando la morte o l’umiliazione. Anche in questo, Morgana dimostra la sua duplice natura, luminosa ed oscura, e la sua capacità di far vivere o morire.

Ella è simbolicamente legata al Corvo, del quale ama assumere le sembianze, poiché la sua intima natura ne rispecchia le qualità. Esso, infatti, è un predatore che uccide, e quindi muta la vita in morte, ma al contempo è un divoratore di carogne che ripulisce la terra e rigenera ciò che è morto, trasformandolo in nutrimento e mutando, così, la morte in vita.

Morgana incarna la Trasformazione, il Passaggio, la fine del Ciclo vecchio e l’inizio di quello nuovo, ovvero la purificazione da uno stato d’essere precedente grazie alla quale è possibile accedere a quello successivo.
Ella pratica la trasmutazione della materia, eleva ciò che è grezzo affinandolo e rendendolo pulito e lucente.
Lava via la sporcizia, monda e purifica dal dolore fisico e spirituale, trasformandolo in nuova energia creativa.
Per questo può essere simbolicamente associata alla misteriosa Lavandaia al Guado, Colei che, tetra, lava le vesti impregnate di sangue in riva ai fiumi e che si dice si faccia vedere solo da coloro che sono prossimi alla morte. Come la Lavandaia, Morgana pulisce e trasforma, strofina e immerge ripetutamente nelle acque rigeneranti, ma al contempo annuncia il momento del Passaggio. Ella è una Dama attiva poiché compie attivamente il mutamento.

Anche il Guado, nei pressi del quale appare la Lavandaia, e nel quale la Morrigan si era unita al Dagda, è un simbolo di Morgana. Secondo la letteratura gallese, infatti, ella vi aveva concepito Owain, suo figlio e valoroso Cavaliere della Tavola Rotonda (Cfr. Tryoedd Ynis Prydain, Pen. 147). Esso rappresenta il Confine tra due le dimensioni, tra la Vita e la Morte, luogo e testimone dell’incontrarsi ed intrecciarsi degli opposti, sempre perennemente attratti eppure eternamente in lotta. Nelle sue vicinanze l’eco dell’Altromondo risuona nitido e raggiunge la realtà comune, e strane figure appaiono misteriosamente per portare nuove consapevolezze e infinita Saggezza.

Morgana è colei che sosta al Guado e la nera Signora dei Corvi.
È la splendente Dea della Mela dal duplice potere e dalle duplici sembianze; la bellissima Fata custode di tutti gli Incantesimi, che si nasconde agli uomini per rifugiarsi nella sua dimora segreta nel folto della foresta, dove pratica la sua antica Magia e tesse amabilmente i suoi arcani Disegni.

Da qui il suo nome, “Morgana La Fata”. La splendida creatrice di Destini: il Fato.
Ella rappresenta la terribile Sfidatrice dal volto rugoso, l’Iniziatrice dalle vesti nere come la notte di novilunio.
Quando giunge con la sua barca scura, accarezzando le acque e infrangendo le nebbie, ella è la Conduttrice verso i regni sottili, Colei che accoglie tra le sue braccia il Grande Re morente per riportarlo ad Avalon.
E oltre le soglie di Avalon ella è la Guaritrice; l’oscura Dama delle Tenebre e, al contempo, la luminosa Signora della Rigenerazione. Attraverso di lei lo Spirito si prepara ad una nuova Vita, poiché ella è la Levatrice dell’Anima, e Colei che è fonte di riposo, nella lieta pace dell’Altromondo.

Come viaggiatrice tra i due mondi e Dama che si può incontrare al Guado, o in altri luoghi di confine, Morgana presiede a Samhain, la festa che la rappresenta per la vicinanza delle due dimensioni.
Durante questo magico momento, le barriere tra il regno terreno e quello spirituale si assottigliano e diventano veli perlacei che lasciano trapelare la luminescenza di una realtà diversa, celata oltre il visibile. La nebbia si alza spessa dalla terra umida, avvolgendoci come un manto e affinando il nostro profondo sentire.
Ciò che è morto attraversa il confine e raggiunge le sponde dell’Altromondo e il nostro cuore è più che mai rivolto all’eterea percezione dell’Incanto, all’ascolto di ciò che non è udibile da orecchie umane.
Morgana sussurra il Silenzio e ci conduce nell’Ignoto, senza svelare cosa in esso ci attende.

Ella porta il Cambiamento e chiude un ciclo per dare inizio a quello successivo, viaggiando in entrambi e custodendoli nella memoria dello Spirito.

"(…)Pei poteri di Morgana la Fata,
che vive nel mio castello
e l'abilità sua in magia nell'arti
che ha ben imparato.
Dei poteri di Merlino molti ne ha presi
ché in passato ha trascorso stagioni d'amore con quel dotto eccellente come sanno i cavalieri di Artù.
Morgana la Dea
dunque è il suo nome.
Nessuno ha tanto orgoglio
che ella non possa umiliare.
"

Sir Gawain e il Cavaliere Verde, di Anonimo. Adelphi

-Il Tempio della Ninfa
 

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