giovedì 25 ottobre 2012

Una Estasiata Vagabonda

Sono cresciuta nei pressi della frontiera del Michiana, a nord del Midwest, circondata da boschi, frutteti e fattorie, e non lontano dai Grandi Laghi. Laggiù il mio alimento principale erano lampi e tuoni. La notte i campi di grano stridevano e vociavano. Lontano, a nord, i lupi raggiungevano le radure nel chiarore lunare, si impennavano e pregavano. Potevamo tutti senza paura abbeverarci alle stesse fonti.
(...)
Il fiume sempre chiamava affinché lo si visitasse quando calava la notte, i campi avevano bisogno che qualcuno li percorresse per esprimersi in un fruscio. I fuochi dovevano essere accesi nel bosco di notte, e le storie dovevano essere raccontate lontano dagli orecchi degli adulti. Ho avuto la fortuna di crescere nella Natura. Dai fulmini seppi della subitaneità della morte e dell'evanescenza della vita. Le figliate dei topolini mostravano che la morte era raddolcita da una nuova vita. Quando dissotterrai delle “perle indiane”, trilobiti sepolti nella terra, compresi che la presenza degli esseri umani risaliva a molto, molto tempo prima. Appresi la sacra arte dell'ornamento adornandomi il capo con delle danaidi, usando le lucciole come gioielli notturni e le rane verde-smeraldo come braccialetti. Una lupa uccise un suo cucciolo ferito a morte; insegnò la compassione dura, e lanecessità di permettere alla morte di andare al morente. I bruchi pelosi che cadevano dai rami e faticosamente risalivano strisciando insegnavano la determinazione. Il loro solletico, quando mi passeggiavano sul braccio, m'insegnò come la pelle può risvegliarsi e sentirsi viva.
(...)
Non ho mai dimenticato il canto di quei giorni oscuri, hambre del alma, di fame dell'anima. Ma neanche ho dimenticato il gioioso canto hondo, il canto profondo, le parole che tornano a noi quando facciamo opera di rivendicazione con l'anima.

-Clarissa Pinkola Estes (Donne Che Corrono Con i Lupi)

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