giovedì 18 ottobre 2012

La Dama del Giglio di Astolat

La barca ricolma di Gigli giunge alla corte del Re.
È una meraviglia a vedersi veleggiare leggiadra sul fiume, recando con sé il corpo senza vita di una damigella bella oltre ogni dire.
Di bianco vestita, adagiata tra i fiori, reca nelle sue mani una lettera destinata alla corte intera.
E tale lettera giunge sino a noi sulle pagine del mito.

A tutti i cavalieri della tavola rotonda, salute! Io, Passarosa, damigella di Escalot, vi rendo noto che morii d’amore e, se domandate perché, vi dirò che fu per il più valente, ma anche per il più crudele cavaliere del mondo, ch’ha nome Lancillotto del lago, che vanamente pregai con pianti e singhiozzi ch’avesse di me mercè.”*
 

Questa è la fine della storia della Damigella di Astolat (altrimenti chiamata Escalot o Shalott), che nelle versioni più arcaiche del mito ha nome Passarosa, e che ritroveremo nominata Elaine nella versione medievale di Sir. Thomas Malory e nel suo componimento “Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri”.
Qui, la bianca fanciulla di Astolat, porta con sé un’altra versione della lettera d’accusa, questa volta diretta a Lancillotto stesso e non a tutta la corte regale:

Nobilissimo cavaliere ser Lancillotto, nell’amore la morte ci pone ora a contrasto. Il mio nome era bella damigella di Astolat, e perché vi amavo avanzo la mia querela innanzi a tutte le dame. Vi prego di esaudire almeno il mio ultimo desiderio pregando per me, dandomi sepoltura ed offrendo elemosine perché siano celebrate delle messe per la salvezza della mia anima.
Dio mi è testimone che sono morta vergine e pura. Lancillotto, cavaliere senza pari, pregate per me!
”**

Elaine, la giovane fanciulla che ha ispirato la fervida mente di numerosi pittori preraffelliti e la penna di lord Alfred Tennyson, ci viene descritta come la fanciulla in fiore della Britannia, la fanciulla giglio e la vergine della luna.
Ella incontra Lancillotto poiché egli verrà ospitato ad Astolat, nella casa di suo padre, mentre è diretto a Winchester, dove Re Artù ha indetto un torneo.
Appena scorge Lancillotto cade preda d’amore per lui, e gli offre come pegno da indossare sull’armatura una manica rosso vermiglio tempestata di perle.
L’eroe accetta, poiché ha intenzione di presentarsi al torneo sotto mentite spoglie per combattere contro i cavalieri della fazione di Artù, ed è convinto che così non sarà mai riconosciuto, lui che mai ha portato pegno di damigella.
Durante i giochi, tuttavia, Lancillotto rimane ferito ed è grazie alle cure della dolce e volitiva Elaine, che lo raggiunge nella casa dell’eremita dove viene portato in seguito al torneo, che guarisce e torna in forza.
Elaine è quindi una sorta di guaritrice che conosce le proprietà delle erbe.
Malory ci dice infatti che è lei stessa a cogliere le erbe con le quali preparerà bagni curativi a Lancillotto.
Elaine, sempre rinchiusa nel suo castello a filare e sognare, è dotta ed istruita.

Elaine sa ciò che vuole, ed è disposta a tutto pur di ottenerlo.
Quando Lancillotto rifiuta di sposarla lei gli chiede la grazia di essere almeno sua amante.
Quando anche questo viene rifiutato decide di morire e da tale decisione non tornerà più indietro.
Elaine inizia ad agire quando, innamoratasi di Lancillotto, prende coscienza di sé.
E lo fa anche a proprio discapito.
È la ribellione, l’anima della vergine cacciatrice che viene alla luce.

I simboli a lei legati sono il giglio, il telaio ed il barcone funerario.
Il Giglio è simbolo di purezza, rappresenta la Dea nel suo aspetto virginale, ma allo stesso tempo è anche il simbolo della yoni, della fertilità.
I gigli la accompagnano anche dopo la morte, per sottolineare il suo stato divino.
Il telaio rappresenta il suo compito. Narrare, tramite gli arazzi, le storie della propria gente, trasmettendone il ricordo e quindi conservandolo.
Il barcone invece è un'usanza funeraria celtica. Si usava deporre i corpi al loro interno e lasciarli alle correnti. In questo modo si restituiva il corpo alla Grande Madre, l'acqua che è il grembo, che accoglie preparando alla rinascita.
L'acqua è un tramite tra i mondi.

Elaine è sempre costantemente divisa.
Tra il suo castello ed il mondo esterno. Tra l’amore e la morte, la sensualità e la spiritualità.
Opposti uniti in lei, la fragile e coraggiosa fanciulla giglio di Astolat.

Ed oltre la pallida estensione del fiume
come un’audace veggente in estasi,
che contempli tutta la propria malasorte;
con un espressione vitrea,
guardò verso Camelot.
E sul finire del giorno
Mollò gli ormeggi e si distese:
l’ampio fiume la portò assai lontano,
la Signora di Shalott.


Lord Alfred Tennyson, The Lady of Shalott



Fonti

Storia di re Artù e dei suoi cavalieri, Sir Thomas Malory. Mondadori, Milano, 1996
I romanzi della tavola rotonda, Jacques Boulenger. Mondolibri, Milano
Simboli e riti delle donne celtiche, Sara Perini. Psiche 2, Torino, 2005


ValerieLeFay

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