"Verità fu che Morgana, la sorella di re Artù, era molto esperta di
incantesimi e di sortilegi e più di tutte le donne; e per il grande
impegno che ci mise lasciò e abbandonò la comunità della gente e
soggiornava giorno e notte in foreste profonde e presso le fonti,
cosicchè molte persone, che erano molte nel paese, non dicevano che era
una donna, ma la chiamavano Morgana la dea."
The Vulgate Cycle
Nella moltitudine di sembianze che assume, Morgana è la Dama del Lago
che più rispecchia la festività di Samhain, il magico istante in cui ciò
che è definito perde le sue forme, ciò che è apparenza si nasconde per
mostrare una realtà diversa e gli opposti si incontrano e si rivelano
per ciò che sono realmente: due parti complementari di un unico volto.
Nella letteratura arturiana, la sua figura conserva maggiormente,
rispetto a quella delle altre Dame, il potere e l’indipendenza delle
antiche Donne, coloro che portavano in sé la Conoscenza del mondo oltre
le nebbie e che aiutavano gli uomini a compiere il loro Destino; e
nonostante sia ricordata soprattutto nelle vesti di sorellastra di Artù,
la sua origine pare essere molto più antica.
La prima opera in cui ella compare è il poemetto Vita Merlini di Geoffrey of Monmout, composto nel 1148 d.C. In queste pagine Morgana è descritta come la maggiore di Nove splendide
sorelle che governano ad Avalon, una magica e misteriosa Isola in cui
ogni frutto della terra nasce e cresce senza bisogno di cure, in cui
giardini e frutteti sono fonti di perenne incantamento e nella quale si
giunge per riposare e guarire, dopo aver abbandonato il mondo manifesto.
Morgana, la cui bellezza è pari soltanto a quella delle Fate
dell’Altromondo, eccede in ogni Sapienza, e di tutte le Arti è Maestra.
Sua è la conoscenza di ogni cura e di ogni veleno, delle erbe
medicamentose e degli incantesimi che aiutano le Anime a purificarsi e a
rigenerarsi, e non le è oscura nemmeno la capacità di mutare le proprie
sembianze, grazie alla quale può alzarsi in volo e solcare le acque
come un uccello, raggiungendo qualsiasi luogo in un solo istante.
In questo antico componimento, è lei che accoglie Artù morente sulla sua
barca e lo conduce ad Avalon, dove sarà guarito dalle sue ferite.
Tuttavia qui non vi sono particolari legami di parentela tra lei e il Re
di Britannia. Egli vive nel mondo storico, in cui governa e compie le sue innumerevoli
imprese, mentre Morgana vive sulla sua Isola, lontano dalla realtà
comune, e rimane una figura autonoma, completa, intatta.
Questo particolare suggerisce che ella non sia solamente un personaggio
delle saghe arturiane, ovvero la sorella, amata o odiata, di Artù, ma
che originariamente fosse un’entità divina indipendente, una Dea antica e
potente, parte integrante della mitologia celtica.
Questa ipotesi potrebbe essere confermata da alcune opere, in cui Morgana viene chiamata proprio “Dea” (Cfr. Sir Gawain e il Cavaliere Verde; The Vulgate Cycle) o “eterna Ninfa” (Cfr. Diu Crone),
appellativi che mettono in luce la sua intima appartenenza alle
dimensioni fatate, identificate con la magica Avalon, la Ynis Afallach,
ovvero l’Isola del Meleto o Isola delle Mele; la dimora di Morgana, il
suo Centro magico.
Simbolo stesso di Avalon, la Mela è in grado di curare o avvelenare, di
guarire o uccidere. Essa è infatti nota per le sue buone proprietà
curative, ma è meno conosciuta per la tossicità dei suoi semi, che se
consumati in grande quantità (una tazza piena) possono intossicare
gravemente e portare alla morte.
Come la Mela, anche Morgana possiede la capacità di portare la Vita così
come la Morte. Ella è Guaritrice e Strega, tiene in una mano la
luminosa Cura e nell’altra il Veleno. E come la Mela, che è il frutto
della Dea della Terra e ne racchiude i tre colori sacri, ovvero il
bianco, il rosso e il nero, così anche Morgana è una delle Sue
personificazioni, uno dei volti della Sovranità.
Ella rappresenta la Sfidatrice, Colei che mette alla prova i Cavalieri per forgiarli e per misurarne le abilità.
Tra le sue Arti figura anche la preparazione di un magico e misterioso unguento in grado di guarire malati e feriti (Cfr. Erec e Enide e Ivano
di Chrétien de Troyes) e la capacità di trasformarsi in tutto ciò che
ella desideri, anche se le forme che predilige sono quelle di una
Vecchia, per lanciare le sue mortali sfide e i suoi Giochi Perigliosi
(Cfr. Sir Gawain e il cavaliere Verde), e di un Corvo (Cfr. Didot Perceval), probabilmente il suo animale totemico che la rappresenta sotto tutti gli aspetti.
Questa duplicità luminosa/oscura e il potere magico che ne scaturisce,
se nel mondo antico erano considerati sacri e naturali, con l’affermarsi
delle religioni patriarcali e dell’epoca medioevale iniziarono a
diventare ambigui e malvisti; allo stesso modo Morgana, che ne era
portatrice, iniziò lentamente a perdere la sua luminosità ed i tratti
divini originari e venne trasformata, da Fata saggia e meravigliosa che
era, a fattucchiera e meschina incantatrice.
Fu La Morte D’Arthur di Sir Thomas Malory a segnare il suo destino.
In quest’opera, infatti, Morgana è designata come una creatura abbietta e
malvagia che trama costantemente per nuocere al suo fratellastro Artù e
per ostacolarne la vita, mettendolo spesso in pericolo e sfidandolo con
l’abilità delle sue arti magiche.
Secondo alcuni studiosi questa trasformazione potrebbe essersi
verificata perchè la figura di Morgana, così legata alla sfera divina e
pregna di potere femminile indipendente e autonomo, non poteva in alcun
modo rientrare in racconti di puro stile medievale, in cui la donna
doveva essere in ogni caso dimessa e sempre legata ad un uomo, a meno di
non renderla in qualche modo biasimabile, smorzandone le doti e le
buone e sagge qualità per enfatizzarne il lato oscuro. In questa luce
Morgana rimase una donna indipendente, ma divenne allo stesso tempo una
figura ambigua e apparentemente cattiva, conoscitrice di pericolosi
sortilegi e detentrice di conoscenze diaboliche.
Solo recentemente questa Dama è stata ripresa nel romanzo Le Nebbie di Avalon,
di Marion Zimmer Bradley, il quale, nonostante non rientri nella
classica letteratura arturiana medioevale, è comunque molto importante. Esso ripropone una Morgana dallo spirito dolce e luminoso, seguace e
potente sacerdotessa dell’antica Dea Madre, che nonostante viva ad
Avalon, viaggia anche nel mondo degli uomini e partecipa alla vita della
corte di Artù e dei suoi Cavalieri. In questo testo ella riacquista parte del suo antico potere, ma ciò che
traspare maggiormente è la sua umanità, i suoi puri e umani sentimenti,
le gioie e le difficoltà di chi vive nella realtà comune, seppur
conservi in sé la l’Amore per Avalon. Morgana, infatti, è centrata in Avalon.
La sua mente è rivolta ad Avalon, il suo cuore è pregno di Avalon e la
sua Anima riflette le magiche opalescenze dell’Isola Sacra, la sua
brezza, il canto delle belle fronde dei meli, il profumo dei frutti
maturi…
Morgana rispecchia Avalon, ma la sua presenza si estende nel mondo
manifesto, nel quale ella diventa sorella di Artù e sua Sfidatrice,
amante e acerrima nemica. Muovendosi tra Avalon e il mondo terreno, ella porta Avalon nel mondo ed
intreccia i due reami, racchiudendoli entrambi nella sua duplice
Essenza.
L’etimologia del suo nome è molto discussa. Alcuni studiosi lo fanno
risalire a “Muir (o Mor) gena”, ovvero “nata dal mare”, o “figlia del
mare”, mentre altri ritengono sia generato da “Mor rigan”, che significa
“Grande Regina”, e che la stessa Morgana sia una delle rappresentazioni
della Triplice Dea guerriera Morrigan, con la quale condivide alcuni
simboli.
La prima ipotesi collegherebbe la Dama al mare, come Dea e Figlia delle
acque e della bianca spuma. Esistono alcune leggende bretoni, a questo
proposito, che raccontano di quanto Morgana amasse errare solitaria
lungo i laghi, i fiumi e le terrose spiagge lambite dalle onde. Ella era
padrona di un misterioso castello, nascosto in fondo al mare, e il suo
nome sopravvisse a lungo in Bretagna, dove gli spiriti marini vengono
tuttora chiamati “morgan”.
L’analogia di Morgana con Morrigan, invece, spiegherebbe i suoi simboli,
ovvero il Corvo e il Guado, oltre al suo ruolo di Sfidatrice dei
guerrieri; tutte caratteristiche che la stessa Dea celtica possiede.
Le sfide ed i giochi istituiti da Morgana, come quello del Taglio della
Testa del Sir Gawain e il Cavaliere Verde, sono tutti estremamente
pericolosi. Molti sono i trabocchetti e gli inganni che ella concepisce e
mette in atto, ma solo i migliori Cavalieri riescono a vincere e a
proseguire nel loro Cammino verso la loro realizzazione, conquistando il
favore e il premio della Dama. Coloro che, invece, non superano le
prove sono destinati a soccombere, incontrando la morte o l’umiliazione.
Anche in questo, Morgana dimostra la sua duplice natura, luminosa ed oscura, e la sua capacità di far vivere o morire.
Ella è simbolicamente legata al Corvo, del quale ama assumere le
sembianze, poiché la sua intima natura ne rispecchia le qualità. Esso,
infatti, è un predatore che uccide, e quindi muta la vita in morte, ma
al contempo è un divoratore di carogne che ripulisce la terra e rigenera
ciò che è morto, trasformandolo in nutrimento e mutando, così, la morte
in vita.
Morgana incarna la Trasformazione, il Passaggio, la fine del Ciclo
vecchio e l’inizio di quello nuovo, ovvero la purificazione da uno stato
d’essere precedente grazie alla quale è possibile accedere a quello
successivo.
Ella pratica la trasmutazione della materia, eleva ciò che è grezzo affinandolo e rendendolo pulito e lucente.
Lava via la sporcizia, monda e purifica dal dolore fisico e spirituale, trasformandolo in nuova energia creativa.
Per questo può essere simbolicamente associata alla misteriosa Lavandaia
al Guado, Colei che, tetra, lava le vesti impregnate di sangue in riva
ai fiumi e che si dice si faccia vedere solo da coloro che sono prossimi
alla morte. Come la Lavandaia, Morgana pulisce e trasforma, strofina e immerge
ripetutamente nelle acque rigeneranti, ma al contempo annuncia il
momento del Passaggio. Ella è una Dama attiva poiché compie attivamente il mutamento.
Anche il Guado, nei pressi del quale appare la Lavandaia, e nel quale la
Morrigan si era unita al Dagda, è un simbolo di Morgana. Secondo la
letteratura gallese, infatti, ella vi aveva concepito Owain, suo figlio e
valoroso Cavaliere della Tavola Rotonda (Cfr. Tryoedd Ynis Prydain, Pen. 147). Esso rappresenta il Confine tra due le dimensioni, tra la Vita e la
Morte, luogo e testimone dell’incontrarsi ed intrecciarsi degli opposti,
sempre perennemente attratti eppure eternamente in lotta. Nelle sue
vicinanze l’eco dell’Altromondo risuona nitido e raggiunge la realtà
comune, e strane figure appaiono misteriosamente per portare nuove
consapevolezze e infinita Saggezza.
Morgana è colei che sosta al Guado e la nera Signora dei Corvi.
È la splendente Dea della Mela dal duplice potere e dalle duplici
sembianze; la bellissima Fata custode di tutti gli Incantesimi, che si
nasconde agli uomini per rifugiarsi nella sua dimora segreta nel folto
della foresta, dove pratica la sua antica Magia e tesse amabilmente i
suoi arcani Disegni.
Da qui il suo nome, “Morgana La Fata”. La splendida creatrice di Destini: il Fato.
Ella rappresenta la terribile Sfidatrice dal volto rugoso, l’Iniziatrice dalle vesti nere come la notte di novilunio.
Quando giunge con la sua barca scura, accarezzando le acque e
infrangendo le nebbie, ella è la Conduttrice verso i regni sottili,
Colei che accoglie tra le sue braccia il Grande Re morente per
riportarlo ad Avalon.
E oltre le soglie di Avalon ella è la Guaritrice; l’oscura Dama delle
Tenebre e, al contempo, la luminosa Signora della Rigenerazione. Attraverso di lei lo Spirito si prepara ad una nuova Vita, poiché ella è
la Levatrice dell’Anima, e Colei che è fonte di riposo, nella lieta
pace dell’Altromondo.
Come viaggiatrice tra i due mondi e Dama che si può incontrare al Guado,
o in altri luoghi di confine, Morgana presiede a Samhain, la festa che
la rappresenta per la vicinanza delle due dimensioni.
Durante questo magico momento, le barriere tra il regno terreno e quello
spirituale si assottigliano e diventano veli perlacei che lasciano
trapelare la luminescenza di una realtà diversa, celata oltre il
visibile. La nebbia si alza spessa dalla terra umida, avvolgendoci come
un manto e affinando il nostro profondo sentire.
Ciò che è morto attraversa il confine e raggiunge le sponde
dell’Altromondo e il nostro cuore è più che mai rivolto all’eterea
percezione dell’Incanto, all’ascolto di ciò che non è udibile da
orecchie umane.
Morgana sussurra il Silenzio e ci conduce nell’Ignoto, senza svelare cosa in esso ci attende.
Ella porta il Cambiamento e chiude un ciclo per dare inizio a quello
successivo, viaggiando in entrambi e custodendoli nella memoria dello
Spirito.
"
(…)Pei poteri di Morgana la Fata,
che vive nel mio castello
e l'abilità sua in magia nell'arti
che ha ben imparato.
Dei poteri di Merlino molti ne ha presi
ché in passato ha trascorso stagioni d'amore con quel dotto eccellente come sanno i cavalieri di Artù.
Morgana la Dea
dunque è il suo nome.
Nessuno ha tanto orgoglio
che ella non possa umiliare."
Sir Gawain e il Cavaliere Verde, di Anonimo. Adelphi
-Il Tempio della Ninfa