“Comunista” è diventato un insulto, un babau, uno spauracchio: “Se non fate i bravi arrivano i comunisti!”.
Ma per quale motivo il comunismo – che è sempre stato la filosofia
dell’uguaglianza , della rivincita delle classi più povere e sfruttate ,
della sconfitta del capitalismo più becero, quello che (non
dimentichiamolo) affama il 90% della popolazione mondiale per
arricchirne il 10% – dovrebbe far paura anche a chi capitalista non è?
Io capisco benissimo che il Berlusconi o lo sceicco di turno si
tocchino le palle quando sentono questa parola: quello che invece non
capisco è perché faccia paura agli operai, ai precari, ai contadini
(ammesso che ne esista ancora qualcuno che non sia diventato a sua volta
capitalista), insomma ai proletari.
Colpa di Stalin? In parte, forse: ma solo in parte. Perché le stesse
persone che fanno scongiuri quando sentono parlare di “comunismo” sono
poi disposte ad appoggiare idee nazifasciste (tipo l’intolleranza e
addirittura la violenza contro gli immigrati); ma se glielo fai notare
ti dicono che “in fondo Mussolini ha sbagliato solo a mettersi con
Hitler, ma prima aveva fatto tante cose buone e queste cose buone si
possono rifare, lasciando da parte le derive autoritarie”.
E tante grazie.
Ma le derive NON sono parte della filosofia da cui nasce un movimento
politico: e quello che conta, se ci si vuole definire simpatizzanti di
un’idea, non possono essere le derive ma appunto la filosofia, i valori,
il principio su cui si basa quell’idea. Altrimenti si dovrebbe
condannare tutto il cristianesimo per via dei preti pedofili, o tutto il
calcio per colpa di Totti che sputa in faccia a Poulsen…e così via.
Invece vediamo un attimo su quali valori si fondano il comunismo da un lato, e il fascismo dall’altro.
Semplificando al massimo:
Comunismo: a) uguaglianza fra tutti gli uomini e suddivisione delle
risorse in parti uguali (ottenibili attraverso un breve periodo di
cosiddetta “dittatura proletaria”, che doveva essere un governo dal
basso con gestione delle risorse da parte delle fasce più deboli e che
avrebbe poi portato al vero e proprio “comunismo”, ovvero
all’uguaglianza totale); b) divisione netta tra religione e Stato; c)
superamento del capitalismo, dimostratosi storicamente fautore di
sfruttamento e quindi di lotte di classe, rivolte e rivoluzioni, nonché
di guerre.
Fascismo: a) dittatura dello Stato, con repressione violenta di
qualsiasi opposizione; b) religione DI Stato; c) nazionalismo con mire
espansionistiche, ovvero conquista e sopraffazione degli Stati più
deboli;
E ora vediamo i simboli:
Comunismo: falce e martello, ovvero gli strumenti dei lavoratori;
Fascismo: il fascio littorio, nel quale l’ascia simboleggia il
diritto di vita o di morte esercitato dalle massime magistrature romane e
le verghe erano quelle usate dai littori per fustigare i colpevoli di
reati. Più in generale, il fascio richiama il mito della conquista
romana sul mondo (ovvero, ancora una volta, invasioni, guerre,
prevaricazione del più forte sul più debole).
Vi sembrano la stessa cosa? A me no.
Però, si dirà, entrambe le politiche hanno fallito ed entrambe le
politiche hanno vissuto derive autoritarie storicamente drammatiche.
Ma NON E’ VERO!
E’ innegabile che entrambe abbiano fallito, ma le cosiddette “derive” non si possono affatto paragonare.
La dittatura comunista, comprensiva di gulag e di tutto ciò che viene
costantemente tirato in ballo da quelli per cui “comunista” è un
insulto, si può definire – eccome – una “deriva”, in quanto non ha mai
fatto parte della filosofia marxista. La “dittatura proletaria” di Marx
doveva essere un breve periodo di transizione in cui a governare era il
popolo: l’avrà pure chiamata “dittatura” in senso lato, anche perché era
il risultato di una rivoluzione, ma la sua applicazione pratica, così
come la intendeva Marx, assomigliava non poco alla “politica dal basso”
che oggi propagandano Beppe Grillo e i vari grillini. Il fallimento del
comunismo è stato dovuto al fatto che l’uguaglianza si è dimostrata
un’utopia, perché gli uomini non vogliono essere tutti uguali (un altro
che aveva lo stesso ideale, qualche anno prima, l’hanno messo in croce);
l’applicazione pratica della filosofia marxista si è scontrata col
fatto nudo e crudo che chiunque avesse un minimo di potere si sentiva
autorizzato ad essere “più uguale degli altri”, ad avere maggiori
privilegi e ad opporsi con violenza a chiunque cercasse di impedirgli di
farne uso. La filosofia era buona è RESTA buona: anzi, resta l’unica
filosofia accettabile per chi pensa che tutti gli esseri umani debbano
avere gli stessi diritti e le stesse chanches. E’ vero che
l’applicazione pratica, dove c’è stata, è stata un disastro: ma era
andata un bel po’ alla deriva, rispetto all’ideale iniziale.
I lager, al contrario, non sono mai stati una “deriva”: semmai una
piccola “esagerazione” di quella che comunque, fin dalla nascita, era
una filosofia di sopraffazione. Per fare un esempio proprio terra-terra,
un comunista che avesse visto sfociare il suo ideale nella dittatura
violenta avrebbe potuto – anzi, dovuto – pensare: “O cazzo, che sta
succedendo?” Un fascista, di fronte ai lager, avrebbe potuto solo
pensare: “Ops, forse la cosa ci è scappata leggermente di mano”.
Non so se ve ne accorgete, ma c’è una differenza abissale.
E non ammetto, non concepisco proprio che si vadano a guardare solo i
risultati finali (indubbiamente simili, sotto certi aspetti) senza MAI
risalire al punto di partenza.
Se questo modo di ragionare fosse valido, allora – come accennavo
prima - il cristianesimo dovrebbe fare molta più paura di comunismo e
nazismo messi assieme, visto che ha prodotto le crociate e – peggio
ancora – l’Inquisizione: tutti aspetti che avrebbero fatto rivoltare
Cristo nella tomba, se solo ci fosse rimasto più di tre giorni… ma
sicuramente l’hanno fatto rivoltare alla destra del Padre o dovunque sia
andato a sedersi dopo essere risorto.
Perché non succede? Perché “cristiano” non è un insulto e “comunista” sì?
Semplicemente perché il cristianesimo e in particolare il
cattolicesimo, gestiti da una Chiesa smisuratamente ricca e potente,
hanno potuto rifarsi una verginità mediatica ricominciando a predicare
amore e fratellanza come se nulla fosse; e la stessa cosa – anche se in
misura leggermente minore, perché la Chiesa è più ricca e potente di
chiunque altro – l’ha potuta fare il capitalismo, promuovendo se stesso
come ideale di “libertà” e dimenticando di dire che continua
imperterrito a mantenere nel lusso il 10% della popolazione mondiale a
discapito dell’altro 90%. E di tutto questo non ne frega niente a
nessuno… se non, appunto, ai “nostalgici” comunisti, come qualcuno ci ha
definiti.
Ma nostalgici una beata cippa. Nostalgici DE CHE, visto che il
comunismo come filosofia, come ideale puro, non è mai stato applicato in
nessuna parte del mondo?
Qualcuno (pochi, in realtà) ci hanno provato ed è andata malissimo:
ma in Italia, per esempio, non c’è mai stata neppure la possibilità di
provarci, visto che non è il comunismo non è MAI stato al governo.
Quindi non vedo di cosa dovremmo avere “nostalgia”.
Semmai abbiamo ancora qualche “speranza” di poterci provare, prima o
poi, senza derive né deviazioni. Non è che se il signor X fallisce in
una cosa, tutto il resto del mondo debba concludere che quella cosa lì
non si può fare: il primo che ha corso i cento metri non è mica sceso
sotto i 10 secondi, ma non per questo si sono fermati tutti gli altri.
Senza contare, poi, che un ipotetico comunismo moderno somiglierebbe a
quello di Stalin o di Mao come il cattolicesimo di oggi somiglia alla
Santa Inquisizione.
Neppure a quello di Marx, potrebbe somigliare, visto che sono passati
centocinquant’ anni e che il quadro storico, politico ed economico è
completamente diverso da quello di allora.
Un ipotetico comunismo di oggi, però, manterrebbe la propria
ideologia di base: gli uomini sono tutti uguali, gli uomini vanno
liberati dalla schiavitù del lavoro salariato, il profitto non può e non
deve essere dei pochi a discapito dei molti.
Mentre un nuovo fascismo non potrebbe che ripetere quello che ha
fatto il fascismo precedente, perché era esattamente ciò che si
prefiggeva di fare.
Sono comunista e me ne vanto, ho scritto nel titolo. Perché penso che
il comunismo sia ancora un ideale “vero” e che si possa lavorare per
ottenere qualcosa di MOLTO diverso da ciò che è stato messo in pratica
con il nome di “socialismo reale” (e che avrebbe dovuto chiamarsi
“socialismo fasullo e spesso aberrante”), ma soprattutto qualcosa di
molto diverso da ciò che ha ottenuto fino ad oggi il capitalismo, tanto
“liberale” quanto assassino.
Perché vi informo del fatto che bambini africani non muoiono di fame
perché io faccio offerte a favore dei cani abbandonati, come mi sento
ripetere ad ogni pie’ sospinto: i bambini africani muoiono di fame
perché ci mangiamo tutto noi. Noi capitalisti, noi “liberali”, noi
occidentali “esseri superiori” del cappero.
Anche se i comunisti avessero “mangiato i bambini”, come ha detto
Berlusconi (vabbe’ che lui con le barzellette ci va a nozze, anzi non sa
raccontare altro…), ne avrebbero mangiati sicuramente molto meno di
quanti non ne ammazzino il capitalismo e l’imperialismo di cui lui va
tanto fiero.
Io invece vado fiera di essere comunista – lo ribadisco – perché se
non si supera questo osceno dramma, se non si riparte da zero garantendo
almeno la sopravvivenza per tutti, allora ci si deve vergognare come
cani ad avere anche televisori, computer, telefonini, ville (certose e
non), macchine e tutto quanto fa capitalismo e consumismo.
Concludendo: se vi fa tanto schifo l’idea del comunismo, abbiate
almeno il fegato di dire che vi fa schifo qualsiasi filosofia o politica
che potrebbe togliervi di mano l’Ipod allo scopo di sfamare i bambini.
Guardatevi per benino allo specchio e ditevi chiaro e tondo che è
QUESTO a farvi paura: non certo l’URSS o la CDR, che col comunismo
c’entravano come i cavoli a merenda.
Il comunismo è ancora un ideale di uguaglianza, fratellanza e
comunione universale, che non è mai stato messo veramente in pratica.
Il nazionalsocialismo e il fascismo sono sempre stati ideali di
sopraffazione, di intolleranza verso il “diverso” (inteso anche solo
come “non italiano”) e di distribuzione iniqua delle risorse, sono stati
messi in pratica esattamente per ciò che erano.
Detto questo… che un Paese che ha vissuto sulla propria pelle la
peggiore deriva di una filosofia possa sentirsi offeso e pensare di
“vietarne i simboli” è comprensibile, anche se storicamente e
culturalmente stupido.
Che però alcuni italiani (che non hanno vissuto sulla propria pelle
un accidenti di niente) si dicano “assolutamente favorevoli” a questa
cazzata è indice SOLO della profonda ignoranza in cui vivono e in cui
continueranno a vivere, visto che invece di leggere i libri guardano le
TV capitaliste.
Per carità, la libertà resta la cosa più importante: quindi, se alla
storia preferiscono tette, culi e voyeurismo (specie se - oltre a fare i
guardoni - “guardoneggiano” quel fulgido esempio di sottoumanità che è
il Grande Fratello), sono liberissimi di scegliere.
Ma ben gli sta, a questo punto, se di fame cominciano a creparci anche loro.
-Valeria Rossi
mercoledì 3 ottobre 2012
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