Le culture diverse devono convivere. Se tutti gli schieramenti non condividono la stessa civiltà, allora
il multiculturalismo si trasforma in reciproca ignoranza o odio regolati
legalmente. Il conflitto sul multiculturalismo è già un conflitto sulla
Leitkultur (cultura dominante): non è uno scontro tra culture
ma tra differenti visioni di come culture diverse possano e debbano
convivere, e sulle regole e i comportamenti che queste culture devono
condividere.
Dunque bisognerebbe evitare di restare imprigionati nel gioco su
“quanta tolleranza possiamo permetterci”. L’unico modo di uscire da
quest’impasse è impegnarsi e lottare per un progetto positivo universale
condiviso da tutti. Le battaglie possibili in questo senso sono molte,
dall’ecologia all’economia. Alcuni mesi fa nella Cisgiordania occupata è
avvenuto un piccolo miracolo: ad alcune donne palestinesi che
manifestavano contro il muro si è unito un gruppo di lesbiche
israeliane. La reciproca diffidenza iniziale è svanita al primo scontro
con i soldati, lasciando il posto alla solidarietà: alla fine una donna
palestinese in abiti tradizionali ha abbracciato una lesbica israeliana
con i capelli viola. Un simbolo vivente di quale dovrebbe essere la
nostra battaglia.
E così, forse, il sarcasmo dell’euroscettico sloveno non ha colto il
senso della questione. Invece di perder tempo su costi e benefici
dell’Unione europea, dovremmo concentrarci su cosa l’Ue rappresenta
davvero. Agisce principalmente come regolatore del capitalismo globale, a
volte flirta con la difesa conservatrice della sua tradizione. Entrambe
le strade portano alla marginalizzazione del vecchio continente.
L’unica via d’uscita è resuscitare la propria tradizione di
emancipazione radicale e universale. Bisogna andare oltre la semplice
tolleranza degli altri e sposare una reale Leitkultur
che possa sostenere un’autentica coesistenza. Non limitarsi a
rispettare gli altri, ma offrire loro una battaglia comune, come comuni
sono oggi i nostri problemi.
Traduzione di Andrea Sparacino.
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