Come si vestono i vegani?
I
vegani fanno scelte etiche anche per quel che riguarda il look. Nella
moda di oggi infatti c'e' l'imbarazzo della scelta: dalle borse di
Mandarina Duck che hanno fatto tendenza lanciando il prodotto realizzato
con tessuto, alle scarpe di Vegetarian Shoes nate appositamente per
soddisfare le esigenze degli animalisti. Realizzate in materiali
confortevoli, traspiranti a prova di pioggia e indistruttibili. Fra
questi Vegetan e Lorica (prodotta in Italia), materiale utilizzato anche
nell'industria dell'arredamento per divani e per gli interni di
automobili. Il pile, caldo e morbido (non pizzica!) indispensabile in un
abbigliamento sportivo ha reso caldo l'inverno dei vegan. Quello
utilizzato da Patagonia per realizzare maglioni deriva materiali
innovativi e dal riciclo delle bottiglie di plastica. I tessuti
“sintetici” ottenuti in laboratorio sono ingualcibili e piacevoli al
tatto, vantano qualita' antistress, sono traspiranti e antibatterici ed
il loro utilizzo e' vantaggioso rispetto alle fibre di origine animale:
il Fibrefill, che sostituisce le piume per i giacconi invernali, li
rende superiori per praticita' e prestazioni. L' Alcantara, la ciniglia
di cotone, la viscosa rendono la vita facile ad animali e vegan.
Perche' i vegani rifiutano la pelle e il cuoio?
La
pelle viene generalmente considerata un sottoprodotto dell'industria
della carne e del latte, ma giudicando dall' enorme giro d'affari che
essa muove non puo' essere definito un prodotto di secondaria
importanza. Se si smettesse di mangiare la carne di animali la loro
pelle non sarebbe disponibile per farne scarpe, borse, divani. Ma se si
smettesse di usare la pelle il mercato della carne ne risentirebbe.
L'unico modo per rompere questo ciclo di sofferenza e' di smettere di
mangiare carne e di usare pelle.
Perche' i vegani rifiutano la lana?
La
lana fa parte di quei prodotti che a prima vista non sembrano
particolarmente cruenti, ma lo sfruttamento e la sofferenza delle pecore
derivano dalla incessante ricerca del profitto. La maggior parte della
lana proviene dall'Australia dove le greggi sono composte da migliaia di
pecore, e quindi, come diretta conseguenza, l'attenzione per il singolo
animale diventa anti-economica. Come negli altri tipi di allevamenti
intensivi, un alto livello di mortalita', soprattutto nelle prime
settimane di vita, viene considerato normale. Poche settimane dopo la
nascita, agli agnelli vengono tagliate le code, senza anestesia; i
maschi, inoltre, subiscono la castrazione (quasi sempre senza
anestesia). In Australia, la razza piu' comunemente allevata e' la
merinos, appositamente cresciuta con la pelle grinzosa, cioe' dotata di
molte pieghe, grazie alle quali la lana prodotta e' maggiore rispetto ad
una pecora normale. Questo sovraccarico innaturale di lana fa si che
gli animali siano sfiniti dalla calura; inoltre, nelle pieghe della
pelle si accumulano facilmente urine e feci che attirano le mosche a
deporre le loro uova. Per prevenire la nascita delle larve, gli
allevatori strappano larghi brandelli di pelle alle pecore; nonostante
cio', spesso le mosche arrivano a deporre le uova sulle ferite
sanguinanti, prima che abbiano il tempo di guarire. Si stima che questa
pratica barbara causi la morte di piu' animali di quanti non ne salvi.
Inoltre, la tosatura e' un'attivita' tutt'altro che pacifica. Siccome i
tosatori vengono normalmente pagati in base al volume di lana che
producono e non in base al numero di ore lavorate, eseguono il lavoro
nel modo piu' veloce possibile senza la minima cura per l'animale.
Inoltre, per evitare che la tosatura venga fatta troppo tardi, le pecore
vengono spesso tosate prematuramente e muoiono perche' esposte alle
intemperie. Infine, quando iniziano a diventare “improduttive”, le
pecore, come tutti gli altri animali di allevamento, vengono
immediatamente mandate al macello per essere sostituite con animali piu'
giovani e quindi redditizi.
Perche' i vegani rifiutano i piumini?
Le
piume per le imbottiture vengono strappate senza anestesia alle oche.
Queste vengono prese per il collo e poi legate per le zampe o
semplicemente immobilizzate tra le ginocchia dell'addetto. Una volta
terminata l'operazione, la pelle delicata dell'oca, terrorizzata e
dolorante, viene spolverata di disinfettante fino al prossimo
spiumaggio. Lo spiumaggio inizia all'eta' di otto settimane e di solito
viene ripetuto ogni due mesi per ancora due o tre volte. Dopodiche'
l'oca viene uccisa subito, oppure dopo un periodo di alimentazione
forzata per produrre pate' de foie gras. Una parte di piume deriva
invece dall'uccisione delle oche. Ma a prodotto finito e' impossibile
sapere se il piumaggio viene da oche vive o morte. Poco cambia per il
consumatore etico che non comprerebbe comunque un prodotto che comporta
la sofferenza o l'uccisione di animali.
Perche' i vegani rifiutano la seta?
La
seta deriva dal bozzolo creato dal baco, che al suo interno si
trasforma in farfalla; occorrono 1500 bachi per fare 100 grammi di seta.
Per impedire che il baco possa uscire dal bozzolo mangiando la parete e
quindi rompendo i fili di seta, le larve sono uccise con l'ebollizione,
oppure nel forno a microonde.
Come si puo' sapere cosa c'e' dentro i prodotti che si acquistano?
Leggendo
attentamente le etichette, possiamo evitare di acquistare prodotti
insospettabili che contengono invece componenti di origine animale. Ma
molti prodotti non riportano composizione e origine di cio' che si
acquista; non resta che informarsi in prima persona, o attraverso
associazioni animaliste, o associazioni di consumatori. Per fare qualche
esempio: le pellicole fotografiche contengono gelatine animali, molti
contraccettivi sono testati su animali o contengono sostanze animali, la
birra e il vino possono essere prodotti con l'uso di sostanze animali,
le candele vegan sono solo quelle di paraffina...
Che cosmetici, prodotti per la cura della persona e per la pulizia della casa usano i vegani?
L'acquisto
di cosmetici, prodotti per la cura della persona e la pulizia della
casa vegan e' resa difficilissima (in alcuni casi impossibile) dal fatto
che per legge tutte le nuove sostanze chimiche sono sottoposte ad
alcuni test generici su animali (come il LD 50) e che in funzione del
loro uso specifico vengono in seguito sottoposte ad ulteriori test (come
il Draize test). Per quanto riguarda i cosmetici e i prodotti per la
cura della persona (saponi, bagnoschiuma, shampoo) la stragrande
maggioranza dei prodotti finiti non e' testato su animali perche' non e'
obbligatorio per legge e poche ditte vogliono buttare via soldi in
prove che sanno benissimo essere prive di rilevanza scientifica. Chi
scrive sulla confezione "Prodotto finito non testato su animali" non
dice nulla di particolarmente interessante: quello che conta sono i
singoli ingredienti: dal 1976 ad oggi qualunque nuova sostanza chimica
deve essere testata su animali per fornire alle autorita' competenti un
profilo tossicologico. Tutti i test (compresi l'LD 50, il Draize test
cutaneo, oculare e i test di fototossicita' o cancerogenicita')
comportano sofferenze terribili per gli animali utilizzati. Cio' non
toglie che le industrie chimiche e cosmetiche non abbiano mai mosso un
dito per richiedere una modifica delle normative, almeno fino a quando
l'opinione pubblica non ha cominciato a rendersi conto della situazione e
a protestare. Non ci resta che continuare a boicottare tutti i prodotti
che fanno uso di ingredienti obbligatoriamente testati su animali. Per
far capire ai produttori e ai politici che non accettiamo questa
normativa, affinche' le leggi e le direttive comunitarie che impongono
tali test vengano abrogate o modificate. Questo approccio fino ad ora ha
funzionato: le pressioni dell'opinione pubblica sui produttori e sui
governi stanno sortendo l'effetto desiderato. Una guida utile per
orientarsi negli acquisti l'ha redatta la LAV-EAR (Lega
Antivivisezione-Europe for Animal Rights). I fabbricanti inclusi in
questa lista garantiscono di non usare piu' nuovi ingredienti (dal 1992)
finche' non verra' cambiata la legge evitando di incrementare il numero
di animali vivisezionati. Anche per quanto riguarda i prodotti per la
casa (detergenti per piatti, panni, mobili, vetri e pavimenti), la legge
impone l'obbligo di testare gli ingredienti su animali (cosi' come
qualunque altra nuova sostanza chimica, a prescindere dal suo futuro
uso) ma non i prodotti finiti. Chi vuole acquistare in modo responsabile
dovrebbe preferire i prodotti piu' vecchi a quelli piu' nuovi che piu'
probabilmente contengono sostanze nuove la cui introduzione sul mercato
ha ulteriormente incrementato il numero di animali usati nella
vivisezione.
Come si curano i vegani?
Un
vegan cerca di prevenire le malattie, ad esempio con l'alimentazione, e
utilizza quando possibile metodi di cura non cruenti. Ma puo' capitare
di non avere alternative, e di doversi curare con quello che allo stato
attuale e' disponibile. Sapendo che i farmaci convenzionali o allopatici
sono tutti sperimentati sugli animali, ci battiamo per una ricerca
diversa rispettosa delle altre specie, per lo sviluppo di metodi nuovi e
meno barbari. Auspichiamo che, soprattutto le nuove generazioni, grazie
anche alla legge sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione
animale, si muovano in una direzione che favorisca il benessere di ogni
essere vivente, e vada oltre lo specismo.
Cosa pensano i vegani della possibilita' che anche le piante provino dolore?
I
vegani cercano di ridurre la sofferenza nel mondo. Mentre nessuno sa
per certo se le piante soffrano (infatti non hanno un sistema nervoso
sviluppato come gli esseri umani e gli animali), tutti possono
riconoscere nelle urla, grida, lamenti e lacrime i segni di paura e le
sofferenze fisiche e psichiche negli animali umani e non. E' difficile
affermare che la lattuga mentre viene raccolta nel campo soffra, ma la
paura e il dolore di un cane picchiato o di una mucca in attesa di
essere macellata sono ben visibili e innegabili. Ma ammesso che le
piante soffrano perche' mangiare animali che a loro volta si nutrono di
una enorme quantita' di piante (cereali e/o erba)? Limitandosi a
mangiare direttamente i vegetali, i vegani riducono considerevolmente il
numero di piante necessarie per il loro sostentamento.
Tratto da Progetto Vivere Vegan - www.viverevegan.org - http://www.bottegavegana.it
sabato 6 ottobre 2012
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