sabato 6 ottobre 2012

Introduzione Al Veganismo Parte II

Come si vestono i vegani?
I vegani fanno scelte etiche anche per quel che riguarda il look. Nella moda di oggi infatti c'e' l'imbarazzo della scelta: dalle borse di Mandarina Duck che hanno fatto tendenza lanciando il prodotto realizzato con tessuto, alle scarpe di Vegetarian Shoes nate appositamente per soddisfare le esigenze degli animalisti. Realizzate in materiali confortevoli, traspiranti a prova di pioggia e indistruttibili. Fra questi Vegetan e Lorica (prodotta in Italia), materiale utilizzato anche nell'industria dell'arredamento per divani e per gli interni di automobili. Il pile, caldo e morbido (non pizzica!) indispensabile in un abbigliamento sportivo ha reso caldo l'inverno dei vegan. Quello utilizzato da Patagonia per realizzare maglioni deriva materiali innovativi e dal riciclo delle bottiglie di plastica. I tessuti “sintetici” ottenuti in laboratorio sono ingualcibili e piacevoli al tatto, vantano qualita' antistress, sono traspiranti e antibatterici ed il loro utilizzo e' vantaggioso rispetto alle fibre di origine animale: il Fibrefill, che sostituisce le piume per i giacconi invernali, li rende superiori per praticita' e prestazioni. L' Alcantara, la ciniglia di cotone, la viscosa rendono la vita facile ad animali e vegan.

Perche' i vegani rifiutano la pelle e il cuoio? 
La pelle viene generalmente considerata un sottoprodotto dell'industria della carne e del latte, ma giudicando dall' enorme giro d'affari che essa muove non puo' essere definito un prodotto di secondaria importanza. Se si smettesse di mangiare la carne di animali la loro pelle non sarebbe disponibile per farne scarpe, borse, divani. Ma se si smettesse di usare la pelle il mercato della carne ne risentirebbe. L'unico modo per rompere questo ciclo di sofferenza e' di smettere di mangiare carne e di usare pelle.

Perche' i vegani rifiutano la lana?
La lana fa parte di quei prodotti che a prima vista non sembrano particolarmente cruenti, ma lo sfruttamento e la sofferenza delle pecore derivano dalla incessante ricerca del profitto. La maggior parte della lana proviene dall'Australia dove le greggi sono composte da migliaia di pecore, e quindi, come diretta conseguenza, l'attenzione per il singolo animale diventa anti-economica. Come negli altri tipi di allevamenti intensivi, un alto livello di mortalita', soprattutto nelle prime settimane di vita, viene considerato normale. Poche settimane dopo la nascita, agli agnelli vengono tagliate le code, senza anestesia; i maschi, inoltre, subiscono la castrazione (quasi sempre senza anestesia). In Australia, la razza piu' comunemente allevata e' la merinos, appositamente cresciuta con la pelle grinzosa, cioe' dotata di molte pieghe, grazie alle quali la lana prodotta e' maggiore rispetto ad una pecora normale. Questo sovraccarico innaturale di lana fa si che gli animali siano sfiniti dalla calura; inoltre, nelle pieghe della pelle si accumulano facilmente urine e feci che attirano le mosche a deporre le loro uova. Per prevenire la nascita delle larve, gli allevatori strappano larghi brandelli di pelle alle pecore; nonostante cio', spesso le mosche arrivano a deporre le uova sulle ferite sanguinanti, prima che abbiano il tempo di guarire. Si stima che questa pratica barbara causi la morte di piu' animali di quanti non ne salvi. Inoltre, la tosatura e' un'attivita' tutt'altro che pacifica. Siccome i tosatori vengono normalmente pagati in base al volume di lana che producono e non in base al numero di ore lavorate, eseguono il lavoro nel modo piu' veloce possibile senza la minima cura per l'animale. Inoltre, per evitare che la tosatura venga fatta troppo tardi, le pecore vengono spesso tosate prematuramente e muoiono perche' esposte alle intemperie. Infine, quando iniziano a diventare “improduttive”, le pecore, come tutti gli altri animali di allevamento, vengono immediatamente mandate al macello per essere sostituite con animali piu' giovani e quindi redditizi.

Perche' i vegani rifiutano i piumini?
Le piume per le imbottiture vengono strappate senza anestesia alle oche. Queste vengono prese per il collo e poi legate per le zampe o semplicemente immobilizzate tra le ginocchia dell'addetto. Una volta terminata l'operazione, la pelle delicata dell'oca, terrorizzata e dolorante, viene spolverata di disinfettante fino al prossimo spiumaggio. Lo spiumaggio inizia all'eta' di otto settimane e di solito viene ripetuto ogni due mesi per ancora due o tre volte. Dopodiche' l'oca viene uccisa subito, oppure dopo un periodo di alimentazione forzata per produrre pate' de foie gras. Una parte di piume deriva invece dall'uccisione delle oche. Ma a prodotto finito e' impossibile sapere se il piumaggio viene da oche vive o morte. Poco cambia per il consumatore etico che non comprerebbe comunque un prodotto che comporta la sofferenza o l'uccisione di animali.

Perche' i vegani rifiutano la seta?
La seta deriva dal bozzolo creato dal baco, che al suo interno si trasforma in farfalla; occorrono 1500 bachi per fare 100 grammi di seta. Per impedire che il baco possa uscire dal bozzolo mangiando la parete e quindi rompendo i fili di seta, le larve sono uccise con l'ebollizione, oppure nel forno a microonde.

Come si puo' sapere cosa c'e' dentro i prodotti che si acquistano?
Leggendo attentamente le etichette, possiamo evitare di acquistare prodotti insospettabili che contengono invece componenti di origine animale. Ma molti prodotti non riportano composizione e origine di cio' che si acquista; non resta che informarsi in prima persona, o attraverso associazioni animaliste, o associazioni di consumatori. Per fare qualche esempio: le pellicole fotografiche contengono gelatine animali, molti contraccettivi sono testati su animali o contengono sostanze animali, la birra e il vino possono essere prodotti con l'uso di sostanze animali, le candele vegan sono solo quelle di paraffina...

Che cosmetici, prodotti per la cura della persona e per la pulizia della casa usano i vegani? 
L'acquisto di cosmetici, prodotti per la cura della persona e la pulizia della casa vegan e' resa difficilissima (in alcuni casi impossibile) dal fatto che per legge tutte le nuove sostanze chimiche sono sottoposte ad alcuni test generici su animali (come il LD 50) e che in funzione del loro uso specifico vengono in seguito sottoposte ad ulteriori test (come il Draize test). Per quanto riguarda i cosmetici e i prodotti per la cura della persona (saponi, bagnoschiuma, shampoo) la stragrande maggioranza dei prodotti finiti non e' testato su animali perche' non e' obbligatorio per legge e poche ditte vogliono buttare via soldi in prove che sanno benissimo essere prive di rilevanza scientifica. Chi scrive sulla confezione "Prodotto finito non testato su animali" non dice nulla di particolarmente interessante: quello che conta sono i singoli ingredienti: dal 1976 ad oggi qualunque nuova sostanza chimica deve essere testata su animali per fornire alle autorita' competenti un profilo tossicologico. Tutti i test (compresi l'LD 50, il Draize test cutaneo, oculare e i test di fototossicita' o cancerogenicita') comportano sofferenze terribili per gli animali utilizzati. Cio' non toglie che le industrie chimiche e cosmetiche non abbiano mai mosso un dito per richiedere una modifica delle normative, almeno fino a quando l'opinione pubblica non ha cominciato a rendersi conto della situazione e a protestare. Non ci resta che continuare a boicottare tutti i prodotti che fanno uso di ingredienti obbligatoriamente testati su animali. Per far capire ai produttori e ai politici che non accettiamo questa normativa, affinche' le leggi e le direttive comunitarie che impongono tali test vengano abrogate o modificate. Questo approccio fino ad ora ha funzionato: le pressioni dell'opinione pubblica sui produttori e sui governi stanno sortendo l'effetto desiderato. Una guida utile per orientarsi negli acquisti l'ha redatta la LAV-EAR (Lega Antivivisezione-Europe for Animal Rights). I fabbricanti inclusi in questa lista garantiscono di non usare piu' nuovi ingredienti (dal 1992) finche' non verra' cambiata la legge evitando di incrementare il numero di animali vivisezionati. Anche per quanto riguarda i prodotti per la casa (detergenti per piatti, panni, mobili, vetri e pavimenti), la legge impone l'obbligo di testare gli ingredienti su animali (cosi' come qualunque altra nuova sostanza chimica, a prescindere dal suo futuro uso) ma non i prodotti finiti. Chi vuole acquistare in modo responsabile dovrebbe preferire i prodotti piu' vecchi a quelli piu' nuovi che piu' probabilmente contengono sostanze nuove la cui introduzione sul mercato ha ulteriormente incrementato il numero di animali usati nella vivisezione.

Come si curano i vegani?
Un vegan cerca di prevenire le malattie, ad esempio con l'alimentazione, e utilizza quando possibile metodi di cura non cruenti. Ma puo' capitare di non avere alternative, e di doversi curare con quello che allo stato attuale e' disponibile. Sapendo che i farmaci convenzionali o allopatici sono tutti sperimentati sugli animali, ci battiamo per una ricerca diversa rispettosa delle altre specie, per lo sviluppo di metodi nuovi e meno barbari. Auspichiamo che, soprattutto le nuove generazioni, grazie anche alla legge sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale, si muovano in una direzione che favorisca il benessere di ogni essere vivente, e vada oltre lo specismo.

Cosa pensano i vegani della possibilita' che anche le piante provino dolore?
I vegani cercano di ridurre la sofferenza nel mondo. Mentre nessuno sa per certo se le piante soffrano (infatti non hanno un sistema nervoso sviluppato come gli esseri umani e gli animali), tutti possono riconoscere nelle urla, grida, lamenti e lacrime i segni di paura e le sofferenze fisiche e psichiche negli animali umani e non. E' difficile affermare che la lattuga mentre viene raccolta nel campo soffra, ma la paura e il dolore di un cane picchiato o di una mucca in attesa di essere macellata sono ben visibili e innegabili. Ma ammesso che le piante soffrano perche' mangiare animali che a loro volta si nutrono di una enorme quantita' di piante (cereali e/o erba)? Limitandosi a mangiare direttamente i vegetali, i vegani riducono considerevolmente il numero di piante necessarie per il loro sostentamento.

Tratto da Progetto Vivere Vegan - www.viverevegan.org - http://www.bottegavegana.it

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